Ridley Scott, Zack Snyder e gli altri registi che hanno odiato i loro stessi film
Cristiano Bolla
Foto: MovieStills
WES CRAVEN - Iniziamo con uno dei registi più famosi ed uno dei flop più clamorosi nella storia del cinema. Due anni prima di Nightmare on Elm Street, Craven ha curato l'adattamento dei fumetti DC Comics. Ben lontano dagli anni dei cinecomic, ha potuto contare su spiccioli per realizzarlo: un b-movie, dal quale sono state anche tagliate molte scene importanti e non certo per volontà del regista. Per fortuna, si è consolato poco dopo con Freddy Krueger.
JOHN CARPENTER - Altra leggenda dei film horror. Dopo aver diretto cult come Halloween, 1997: Fuga da New York e La Cosa, nel 1992 si è dato alla regia di Memoirs Of An Invisibile Man. Ha preso il posto di Ivan Reitman, dopo che il collega ha lasciato il progetto a causa dei continui scontri con Chevvy Chase, attore protagonista che ha voluto prendere su di sé il controllo creativo di tutto il film. Un'esperienza deludente per Carpenter, che ha dichiarato anche di aver pensato di ritirarsi dalla regia.
JOSH TRANK - Caso recente e che ha suscitato parecchio clamore. A pochi giorni dall'uscita in sala del nuovo film sui Fantastici Quattro, il regista di Chronicle ha sparato a zero sulla produzione dal suo account Twitter. Gli Studios sono intervenuti in tutte le fasi, estromettendolo di fatto dal suo stesso film. «Un anno fa avevo una fantastica versione del film. E avrebbe ricevuto grandi critiche. Non la vedrete mai probabilmente» è stato il suo amaro sfogo.
KEVIN REYNOLDS - Considerato uno dei blockbuster flop più clamorosi della storia, in Waterworld il regista di Robin Hood ha dovuto vedersela con Kevin Costner e la sua lotta per ottenere più controllo creativo sul film, riscrivere alcune scene e rigirarne altre. I costi sono lievitati e Reynolds stesso a un certo punto ha fatto un passo indietro e lasciato che Costner finisse il montaggio. «Kevin dovrebbe recitare solo in film che dirige, in questo modo potrebbe lavorare con il suo attore e regista preferito» ha anche detto.
GUILLERMO DEL TORO - Il regista premio Oscar per La Forma dell'Acqua e Pinocchio ha un grosso rimpianto in carriera, ovvero Mimic. Il sci-fi horror diretto dopo Cronos, tuttavia, ha patito le ingerenze di Bob Weinstein della Miramax, deciso a intervenire sul tono e lo stile visivo del film. Del Toro è stato quasi licenziato durante le riprese, salvo poi finirle e lasciare però il controllo sulla final cut alla produzione.
ALEX PROYAS - Dopo Il Corvo, il regista è passato su un altro film dalle forti connotazioni noir come il sci-fi Dark City. Una film non perfettamente riuscito e per il quale Proyas ha avuto molte limitazioni nella versione uscita nelle sale. Per sua fortuna, è riuscito poi a metterci una pezza con la director's cut uscita in home video.
ZACK SNYDER - Vicenda ormai arcinota: Snyder ha dovuto lasciare la produzione di Justice League a causa della morte della figlia, gli è subentrato Joss Whedon e tutto l'universo DC ha iniziato a crollare. Ha odiato a tal punto la non sua versione del film che ha incitato per anni i fan che chiedevano una director's cut che mettesse le cose a posto. Caso più unico che raro, la Warner ha ceduto, investito decine di milioni e dato ai fan (e a Zack Snyder) il film che volevano.
DAVID LYNCH - Prima di Dennis Villeneuve, l'ingrato compito di adattare il ciclo di romanzi di Frank Herbert è toccato all'iconico regista. Dopo The Elephant Man, si è buttato in un'impresa per la quale il cinema e i vari comparti tecnici non erano ancora pronti. Nei suoi piani c'erano almeno due film, ma le imposizioni della produzione lo hanno costretto a condensare tutto in un'unica, pasticciata pellicola. È finito poi col rinnegare la versione cinematografica uscita nel 1984, un altro grosso flop al botteghino.
RIDLEY SCOTT - È considerato ancora oggi uno dei film di fantascienza più importanti della storia. Ha ridefinito il genere ed è diventato un cult assoluto, tuttavia gli inizi di Blade Runner non sono stati tutti rose e fiori. Anche in questo caso, a pesare per il leggendario regista sono stati sia screzi con le star (Harrison Ford e Sean Young) ma anche le imposizioni dei produttori. Gli hanno imposto un voice over e un finale per la versione uscita nelle sale, corretta poi nelle successive director's cut del 1992 e nella final cut del 2017.
TONY KAYE - Uno dei casi più famosi e eclatanti nella storia. Il regista di American History X è entrato in piena guerra con la New Line Cinema, tanto che alla fine i produttori hanno consentito a Edward Norton di intervenire sul montaggio finale del film. Kaye spese anche circa 100.000 dollari in pubblicità sulla stampa hollywoodiana per denunciare la situazione e disconoscere il suo stesso film, chiedendo la rimozione del suo nome e intentando una causa (persa) contro gli studios.
Fare cinema è un mestiere difficile: tante cose devono andare al posto giusto nello stesso tempo e basta poco per rendere un promettente progetto un eterno incompiuto o, peggio, un pessimo film. A dirigere il tutto e prendersi la responsabilità artistica del risultato finale è spesso (ma non sempre) il regista. Una posizione che può portare a grande gloria, ma quando le cose vanno male sono i primi a esserne consapevoli. È successo ai più grandi: nomi come Ridley Scott, Zack Snyder, Wes Craven e Guillermo del Toro sono più che acclamati dai loro fan, ma hanno tutti grossi rimpianti per alcuni loro film. C’è poi chi è andato oltre, come il regista di American History X o quello di Fantastic Four, arrivati ad agire attivamente contro il loro stesso film. Nella nostra gallery di oggi, quindi, vi raccontiamo di alcuni registi che hanno odiato i loro stessi film.
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