Questa gallery è un compendio all’articolo intitolato «Il mio Thriller sulle orme di Hitchcok» pubblicato all’interno dell’allegato Extra al numero di dicembre di Best Movie. L’approfondimento, incentrato sul film Il testimone invisibile con Riccardo Scamarcio e Miriam Leone, contiene un’intervista al regista Stefano Mordini, in cui parla di questa sua ultima opera, in sala dal 13 dicembre.
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LA CASA DELLE FINESTRE CHE RIDONO di Pupi Avati (1976)Provincia di Ferrara. Il giovane Stefano è incaricato di restaurare un affresco che raffigura il martirio di San Sebastiano. L’autore del dipinto si è suicidato anni prima e il mistero intorno al quadro è fittissimo. Pupi Avati firma una parentesi significativa nell’ambito del cosiddetto gotico padano, tra soluzioni espressive degne di nota e uno stimolante, inquieto uso dell’ambientazione.
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LA DOPPIA ORA di Giuseppe Capotondi (2009)Una cameriera d’albergo e il custode di una villa cominciano a frequentarsi. Nel corso di una rapina, lui perde la vita e l’equilibrio psichico della donna si frantuma e precipita nel caos. Un raro esempio di thriller italiano contemporaneo trattenuto e costruito con perizia, tutto al servizio di colpi di scena che sovvertono completamente ogni rassicurante equilibrio. Coppa Volpi a Venezia per Ksenia Rappoport.
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UNA LUCERTOLA CON LA PELLE DI DONNA di Lucio Fulci (1971)Un’attraente donna è al centro delle fantasie scomposte della vicina di casa, una giovane londinese altolocata. Quando viene assassinata, la ragazza viene accusata e si ritrova immersa in un incubo a tinte forti. Lucio Fulci si addentra nel thriller all’italiana amplificando a dismisura l’erotismo dell’intreccio e strizzando l’occhio, fin dal titolo, alla trilogia degli animali di Argento. Funambolico e lisergico. Memorabile colonna sonora di Ennio Morricone.
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LA MORTE HA FATTO L’UOVO di Giulio Questi (1968)Un imprenditore e sua moglie sono a capo di un’azienda che si occupa di allevamento di polli. Nel loro legame, però, è la perversione più impensabile a farla da padrona. Scandaloso e surreale giallo in cui il regista Giulio Questi, uno dei nostri cineasti più rivoluzionari e liberi, si confronta con i segreti vergognosi e inconfessabili di una quotidianità morbosa e pruriginosa. Ancora oggi originalissimo e privo di compromessi.
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LA RAGAZZA DEL LAGO di Andrea Molaioli (2007)In un paesino del Friuli Venezia Giulia viene ritrovato, in prossimità di un lago, il corpo senza vita di una ragazza locale. Il commissario Sanzio, uomo tormentato e ingrigito, si ritroverà a indagare sul caso facendosi largo in una comunità carica di segreti. Un tesissimo e gelido viaggio nella provincia profonda, una raffinata investigazione di rara nitidezza e torbida eleganza. Dieci David di Donatello e memorabile interpretazione di Toni Servillo.
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L’UCCELLO DELLE PIUME DI CRISTALLO di Dario Argento (1970)Uno scrittore americano si è trasferito a Roma per ritrovare l’ispirazione, ma assiste al tentato omicidio di una donna. Il primo film di Dario Argento è un memorabile esordio, al servizio di una sapiente costruzione della tensione e un uso magistrale delle soggettive del killer. Primo episodio della cosiddetta trilogia degli animali, cui faranno seguito Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio, entrambi del 1971.
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NON SI SEVIZIA UN PAPERINO di Lucio Fulci (1972)Una catena di omicidi investe dei bambini innocenti in un piccolo paese dell’Italia meridionale. La caccia aperta al colpevole investirà da vicino tutta la cittadinanza. Con ogni probabilità l’apice del cinema di Lucio Fulci, inquietante e disturbante oltre ogni limite, in bilico tra straziante perdita dell’innocenza e messa a nudo di un’identità popolare carica di ombre. Con una memorabile Florinda Bolkan e un nudo scandaloso di Barbara Bouchet che fece scalpore, tra censure e guai giudiziari.
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PERCHÈ QUELLE STRANE GOCCE DI SANGUE SUL CORPO DI JENNIFER? di Giuliano Carnimeo (1972)A Genova, un omicida si dedica con perizia ad assassinare giovani modelle: la vita di Jennifer non sarà immune a un pericolo mortale impossibile da arginare. Un caposaldo del filone del cosiddetto giallo all’italiana, molto amato all’estero (a cominciare dal solito Quentin Tarantino) e con Edwige Fenech alle prese con uno dei ruoli più iconici e memorabili della sua carriera. Uh thriller evocativo e patinato, un cult in piena regola.
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PROFONDO ROSSO di Dario Argento (1975)Un giovane pianista inglese trapiantato a Roma assiste all’omicidio di una sua vicina di casa, la sensitiva Helga Urlmann. In scia a un dettaglio che non è in grado di ricordare tenterà, insieme a una giornalista, di venire a capo del fittissimo mistero. Uno dei caposaldi irremovibili del cinema di Dario Argento: un thriller rivoluzionario e da mandare a memoria, tra sequenze di esplosivo impatto e un tappeto sonoro perturbante firmato dai Goblin ed entrato nella leggenda. Modernissimo ed eterno.
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SEI DONNE PER L’ASSASSINO di Maria Bava (1964)Un atelier di moda è teatro dell’omicidio di una modella, per mano di un efferato e misterioso assassino mascherato. Una pietra miliare del giallo all’italiana, in cui il regista Mario Bava, amatissimo da Tim Burton e Martin Scorsese, innova il genere thriller tra invenzioni sorprendenti e trovate pionieristiche, immagini di grande impatto visivo e fotografia dai toni saturi e agghiaccianti. Imprescindibile.