Harry Potter è stato un fenomeno globale di portata ovviamente eccezionale, tanto da segnare il costume, i consumi e l’immaginario di più generazioni; oltre a risultare una colossale gallina dalle uova d’oro anche per il cinema, grazie agli adattamenti cinematografici della Warner Bros. prodotti da David Heyman, che si assicurò i diritti dei libri di J.K. Rowling, e nel merchandise in generale legato al Wizarding World e alle gesta del Ragazzo Che È Sopravvissuto.
Secondo quanto riferito dal Wall Street Journal, ora che si stanno riavviando i lavori per rilanciare il franchise, dopo la deludente accoglienza anche al botteghino degli ultimi capitoli della saga spin-off Animali Fantastici, nuovamente diretta da David Yates (regista shooter del ciclo potteriano dal quinto film, Harry Potter e l’Ordine della Fenice del 2007, in poi), la “mamma del maghetto” J.K. Rowling starebbe operando in pieno controllo della sua autonomia creativa, cosa che le è stata sempre garantita.
La scrittrice britannica, ricordiamo, aveva venduto i diritti alla Warner Bros. all’inizio della sua carriera, ma con un gran numero di clausole e avvertenze che, stando a quanto trapelato in vari report, le danno il controllo su come viene ritratto Harry Potter in tutte le sue manifestazioni e trasposizioni.
Negli incontri, che si tengono due volte all’anno, soprannominati dalla scrittrice “gli incontri del Ministero della Magia”, la Rowling incontra i dirigenti dello studio per discutere dell’iconico marchio. Dei meeting che, a quanto pare, non sono esenti da forti emozioni e scontri di vedute anche piuttosto accesi, quanto non addirittura infuocati. La fonte parla addirittura di lacrime e urla, anche se non specifica il contesto in cui tali reazioni sarebbero maturate.
Rowling, che in passato aveva minacciato di boicottare la Warner Bros. in relazione allo sviluppo di una serie tv tratta dai suoi 7 romanzi, sarebbe così concentrata durante questi incontri da evitare di guardare perfino il cellulare. L’autrice, che negli ultimi anni per i suoi libri ha usato lo pseudonimo di Robert Galbraith, cura nei minimi dettagli tutto ciò che riguarda il suo marchio, tanto che aveva polemizzato anche sul fatto che i cioccolatini venduti al parco a tema su Harry Potter di Orlando, in Florida, non rispettassero gli standard del commercio equo e solidale.
Un altro aspetto del franchise che Rowling non ha preso molto di buon occhio sono stati i giochi per dispositivi mobili a tema Harry Potter, poiché presumibilmente temeva che avrebbero spinto i fan ad acquistare componenti aggiuntivi per poterli giocare appieno.
I dirigenti della Warner Bros., in ogni caso, hanno fatto presente che Rowling è la loro più grande risorsa, mettendola sopra nomi di spicco del cinema mondiale come Steven Spielberg e Clint Eastwood, per cui la fiducia nei suoi riguardi – ovviamente – non pare minimamente in discussione. Specie ora che, come è noto, la lavorazione di una serie tv su Harry Potter non è più un’illazione bensì una concreta e sempre più imminente realtà.
Rowling, negli ultimi anni spesso al centro di esternazioni transfobiche che l’hanno vista protagonista, a quanto pare ha anche già pensato a una persona apposita e a un fiduciario vero e proprio cui affidare l’annoso compito della gestione dei diritti di Harry Potter dopo la sua morte.
Foto: Dave J Hogan/Getty Images
Fonte: The Wall Street Journal (via Daily Express)
Leggi anche: Cast di Harry Potter serie cinematografica, tutte le curiosità
© RIPRODUZIONE RISERVATA