In occasione di Giffoni Film Festival 2019 abbiamo visto in anteprima il nuovo film targato Disney Italia Berni e il giovane faraone, la cui proiezione dedicata ai bambini e ai loro genitori è stata seguita da un botta e risposta con il regista Marco Chiarini, al quale abbiamo anche potuto porre alcune domande. Scoprite qui sotto tutto su Giffoni 2019 Berni e il giovane faraone.
Berni e il giovane faraone
Dopo il successo di produzioni cinematografiche ispirate alle serie Tv teen più amate (Violetta, Alex & Co. e Sara e Marti), The Walt Disney Company Italia ritorna sul grande schermo stavolta con una storia originale per bambini e ragazzi. Berni e il giovane faraone, prodotto da 3Zero2 e diretto da Marco Chiarini, è un racconto sospeso tra fantasia e realtà e tra presente e passato, con due protagonisti adorabili e meravigliose location tutte italiane tra cui spicca lo splendido Museo Egizio di Torino, custode dei misteri e dei reperti attorno ai quali ruota la vicenda.
Protagonista è Berenice (soprannominata Berni), una ragazzina di tredici anni che vive in un appartamento sopra il Museo Egizio, dove la madre lavora come archeologa. Tra le sue ultime scoperte ce n’è una a dir poco inaudita: una mummia egizia perfettamente conservata, con tutti gli organi interni al suo posto. Ma la faccenda diventa ancora più intricata quando Berni inavvertitamente risveglia la mummia dal suo sonno millenario, facendo così la conoscenza di Ramsete XIII, ragazzo dell’antico Egitto catapultato nel 2019. Ram e Berni scoprono così di essere depositari di un’antica profezia che potrebbe portarli a scoprire il segreto dell’immortalità, segreto sulle cui tracce sono ovviamente anche dei loschi figuri, non proprio ben intenzionati dei confronti del povero faraone.
Fiaba moderna che mescola fantasy, film di formazione e educational, Berni e il giovane faraone è una pellicola divertente e piena di avventura che racconta l’incontro tra due ragazzi apparentemente lontanissimi, ma in realtà più simili di ciò che sembra. I due giovanissimi protagonisti Jacopo Barzaghi e Emily De Meyer funzionano benissimo in coppia, e tratteggiano entrambi due ragazzini un po’ fuori posto, caratterizzati dalla purezza con cui vedono il mondo e con cui accolgono a braccia aperte questa amicizia così insolita. Simbolo della diversità che li unisce è il loro “cuore fragile”: per Berni è una malattia a renderla diversa dai suoi compagni, per Ramsete invece la sua natura di “non morto” a causa della profezia che lo ha risvegliato. Se le scene in cui il povero faraone tenta di ambientarsi nel 2019 strappano più di una risata (soprattutto ai più piccoli), a colpire realmente sono le sequenze più riflessive ed emozionanti in cui i due amici scoprono sostanzialmente di essere fatti l’uno per l’altra. Ma non mancano momenti avvincenti per chi ama l’avventura e il mistero: l’intero film è infatti una grande caccia al tesoro che, indizio dopo indizio, porterà Ramsete a scoprire il segreto dell’immortalità tramandato da sua madre, una potente sacerdotessa. E per finire si ride anche moltissimo, soprattutto con i buffi personaggi dei cattivi, che ricordano antagonisti comici dell’animazione come il Trio Drombo di Yattaman.
Berni e il giovane faraone è davvero un centro perfetto, un film per ragazzi coinvolgente e genuino, in cui i buoni sentimenti non sono né didascalici né eccessivamente stucchevoli, ma portatori di un candore interiore e di una tenerezza rari ormai anche nelle opere per bambini.
Giffoni 2019 Berni e il giovane faraone, incontro con il regista Marco Chiarini
Berni e il giovane faraone è un film di genere fantasy con target ragazzi, un tipo di produzione molto rara in Italia. Perché secondo te questo genere non riesce a svilupparsi?
Il discorso è molto ampio e complesso, ma per fare i film di genere c’è bisogno di un’impostazione produttiva industriale che per una serie di vicissitudini in Italia viene vista sempre con una nota dispregiativa, come se costruire un film con un approccio industriale preciso sia una nota di demerito. Qui abbiamo più l’idea del cinema d’autore, del creare a tutti i costi un’opera d’arte, ma questo può avvenire anche in altri contesti. Per esempio la Pixar riesce a realizzare prodotti di alto livello anche autoriale come Toy Story 4, con dei riferimenti filosofici molto complessi e profondi ma mantenendo una narrazione affascinante e popolare. Io mi trovo particolarmente ben disposto verso questo meccanismo produttivo. Sono contento e orgoglioso di questo film.
I due protagonisti sono bravissimi e hanno un’ottima chimica. Che cosa vi ha colpito di loro al momento del casting? Perché proprio loro due?
Abbiamo cercato di trovare ragazzi dallo sguardo in grado di comunicare sincerità al pubblico. Abbiamo fuggito le fisionomie più moderne. Ho voluto evitare attori dalle facce considerate “belle”, con una fisionomia estetica moderna. Specialmente nel caso di Berni si è proprio ricercato un anonimato che facesse leggere con più sincerità le sue emozioni. Come ricercare un vestito grigio per poi poter mettere in evidenza due o tre dettagli colorati del vestito stesso.
Il film tratta molti temi diversi, ma se ci fosse un messaggio in particolare che i bambini e i ragazzi dovrebbero trattenere da Berni e il giovane faraone, quale sarebbe?
La forza e il potere della condivisione. Ma non si intende la condivisione sui social, si intende quella reale. Il dare qualcosa per avere qualcosa di ritorno, donare per essere arricchiti. Una disponibilità che può essere amore ma anche semplicemente condivisione umana. Dare, ricevere in cambio e fare in modo che questa condivisione generi qualcosa di bello.
Foto: Courtesy of Disney
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