L’errore più incosciente della vita del Premio Oscar Glen Keane, che gli ha regalato 40 anni di carriera come animatore per Walt Disney e ora il debutto alla corte di Netflix (il film Over the Moon – Il fantastico mondo di Lunaria in arrivo in autunno), lo ha raccontato ai giovani giurati del #Giffoni50 durante uno dei momenti più profondi e significativi di quest’edizione fuori dal comune.
Ecco com’è andata: «Mio padre un giorno mi ha detto: “Figlio mio, io sono un cartoonist ma tu sei un vero artista”. Allora mi sono dedicato all’idea di diventare pittore o scultore e intendevo iscrivermi ad un’accademia d’arte a Los Angeles. Così papà mi ha accompagnato in auto dall’Arizona per consegnare di persona il portfolio dei miei lavori necessario per la domanda d’iscrizione. Quando siamo arrivati a destinazione ci siamo accorti che quel giorno la scuola era chiusa così abbiamo iniziato a gironzolare per i dormitori, finché papà nota uno studente in giro, che aveva l’aria un po’ fatta, allora abbassa il finestrino dell’auto e lo chiama, nonostante i miei tentativi di dissuaderlo. Così gli molla il mio portfolio chiedendogli di portarlo in segreteria il giorno seguente. In quel momento ho visto tutti i miei disegni andare via con lui, un perfetto sconosciuto. Ho aspettato un mese la risposta dall’istituto, poi finalmente è arrivata e sono stato preso, ma non nella facoltà in cui volevo iscrivermi, belle arti, bensì per il corso di animazione. Ecco, ho imparato che ognuno di noi ha in mente un percorso definitivo che pensiamo ci porti dove vogliamo ma poi dobbiamo essere aperti al fatto che il Signore può sorprenderci con altre vie, che è esattamente quello che è successo a me. Il primo giorno di lezione ho visto in aula tutti i tavoli con i fogli bianchi da disegno e ho capito che quella, l’animazione, era la forma d’arte per eccellenza ed è stato un regalo incrociarla sulla mia strada».
Tra i ricordi più buffi legati agli esordi anche il primo lavoro estivo, a diciannove anni, per un programma domenicale d’animazione. L’ultimo giorno il capo l’ha chiamato nel suo ufficio: «Mi ha chiesto se avessi intenzione di tornare a scuola dopo le vacanze – ricorda – e gli ho risposto di sì. Ha tirato un sospiro di sollievo e mi ha detto: “Meno male, perché disegni come un bambino di tre anni”. Quel commento mi ha distrutto ma ho capito che la crescita artistica non è un percorso lineare ma una scala in cui a volte sei bloccato e sbatti contro un muro, ma solo per andare al livello successivo».
Il suo, attualmente, è all’insegna della piattaforma streaming per eccellenza, Netflix, che gli ha appunto affidato il racconto poetico di un’antica leggenda cinese su una dea che vive nel lato buio della Luna. La protagonista, Fei Fei, è una tredicenne piena d’inventiva che progetta un razzo per andare a scovarla e provare al papà che il vero amore dura per sempre. «Over the Moon – conclude il regista – è un progetto che mi permette ancora di crescere e d’imparare, anche alla veneranda età di 66 anni, e i miei mentori sono diventati ragazzi giovanissimi pieni d’inventiva, come Brittany Myers, una 22enne che ho scoperto online e che ho voluto a bordo del team per il film. Mi ha illuminato e ha davvero dato una svolta nello sviluppo del design di alcuni personaggi».
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