Il dream team di SKAM Italia, declinazione tricolore dell’originale norvegese, celebra a #Giffoni50 il successo di una serie che ha superato le più rosee aspettative.
Proprio dal palco del festival, un anno fa, si parlava di una sorte incerta per il teen-fenomeno, che poi grazie alla tenacia dei fan ha ottenuto la quarta stagione. Ne parla il creatore Ludovico Bessegato con Beatrice Bruschi, Ibrahim Keshk e Pietro Turano e attribuisce il successo della storia ad un metodo di lavorazione ben preciso: “Bisogna approfondire, non fermarsi all’apparenza. C’è esigenza di confronto, di conoscenza, di uno sguardo libero dai pregiudizi. SKAM è una storia di verità: le cose spesso sono più complesse di quanto sembrano e noi dobbiamo fermarci a guardarle da vicino”.
L’obiettivo non è quello di salire in cattedra ma, spiega il creatore, guardare i ragazzi negli occhi e trattarli da pari: “In questo racconto c’è un po’ di me e la cosa più sorprendente è stata riuscire ad arrivare a tanti adulti che hanno cominciato a guardare questo mondo dei giovani sempre super criticato con occhi nuovi. Dovrebbero passare più tempo con la nuova generazione. Io l’ho fatto, incontrandone moltissimi per costruire queste storie e renderle vere… ed è per questo che la fase di analisi e di osservazione è stata fondamentale. Nel corso del tempo ho sempre lasciato agli interpreti il proprio spazio, ho voluto facessero loro quelle parole e qui momenti che avremmo raccontato. Solo così avremmo ottenuto un racconto completamente vibrante, pienamente sincero”.
La serie, prodotta da Cross Productions – TIMVISION, ha lanciato nello starsystem nostrano veri e propri talenti di questa generazione, tra cui Beatrice Bruschi (Sana), che infatti dice: “La serie mi ha dato la possibilità di scoprire e scoprirmi, crescere con il mio personaggio e conoscere persone meravigliose che mi hanno aperto un mondo nuovo. La curiosità è la chiave di ogni cosa, basta davvero poco per accogliere opportunità in grado di cambiarti la vita”.
Il suo alter ego è una giovane musulmana tra due fuochi, il desiderio di libertà tipico della sua età e l’osservanza della fede islamica: “Per prepararmi – parole sue – ho indossato il velo e ho passeggiato per le strade della città. Volevo percepire gli sguardi delle persone, capire cosa sentisse realmente Sana. Alcuni lasciavano trasparire un sentimento di pietà, ma invece molti coetanei mi hanno vista semplicemente come una persona, senza alcun pregiudizio”.
Può una serie far cambiare la prospettiva sul mondo? Secondo l’attrice la risposta è un “sì” deciso: “Tante ragazze che mi hanno seguita in questo percorso e ora sono diventate mie amiche hanno definito Skam una salvezza e per me non c’è stata emozione più forte e bella”.
Le fa eco Ibrahim Keshk (Rami): “Il mio personaggio è un’ancora, un punto di riferimento e se io avessi avuto una serie come questa da guardare so per certo che mi sarei sentito meno solo. Certi sguardi feriscono, certe parole non possono essere cancellate”.
Non potrebbe essere più d’accordo anche Pietro Turano (Filippo): “Quando abbiamo il coraggio di parlare tra noi è più semplice riconoscersi l’uno negli occhi degli altri e Skam prova a fare questo, ad ascoltare e raccontare con parole semplici e occhi attenti il nostro mondo. Per crescere davvero bisogna mettersi in discussione, ma soprattutto bisogna vivere con il cuore a posto. Non dobbiamo abituarci alla finzione, non dobbiamo limitarci per fare felici gli altri”. Si riferisce al coming out di Filippo: “I più fortunati lo fanno con serenità, tanti e forse ancora troppi devono invece misurare tempi e spazi e con Skam abbiamo provato a raccontarlo a tutti. Fregatevene dei giudizi, pensate al vostro bene”.
Foto: Courtesy of Giffoni_Experience
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