Al cinema la questione è piuttosto semplice. Se esce in sala un film V.M.14, chi ha meno di 14 anni non entra, oppure deve presentarsi con un adulto che si assume la piena responsabilità del minore. Con i videogiochi la storia cambia. Chiunque, anche un bambino (nella seppur fantasiosa ipotesi che vada in giro per un centro commerciale con i soldi in tasca) potrebbe acquistare un titolo che contiene immagini violente, omicidi, scene di sesso, utilizzo di droghe, discriminazione razziale ecc.; oppure – scenario molto più plausibile – potrebbe riuscire a scaricarlo sulla console di casa o sul tablet dei genitori. Riguardo alla distribuzione di videogame non esistono divieti o limitazioni all’acquisto, ma l’industria ha creato un sistema di classificazione molto efficace, presente su tutte le confezioni e anche sulle piattaforme online, con cui ogni titolo viene descritto in maniera dettagliata, chiara ed efficace, onde evitare che il prodotto finisca nelle mani sbagliate.
Questo sistema si chiama P.E.G.I., acronimo di Pan European Game Information, e aiuta appunto gli adulti ad orientarsi in fase d’acquisto classificando ogni prodotto in base al tipo di contenuti e all’età minima consigliata per poterne fruire. Quando prendete tra le mani la confezione di un videogioco, osservando la copertina, in basso a sinistra è subito visibile un grosso rettangolo colorato con un numero al suo interno. Rappresenta appunto l’età minima consigliata per quel prodotto (da un minimo di 3 anni a un massimo di 18+, con colori che vanno dal verde per i titoli dai 3 e dai 7 anni in su, all’arancione per quelli dai 12 ai 16 anni e rossa per i videogame esclusivamente consigliati a un pubblico adulto. A questo punto l’errore più comune è confondere l’etichetta P.E.G.I. con il grado di difficoltà del gioco.
Niente di più sbagliato: esistono ad esempio sofisticatissimi simulatori di volo con P.E.G.I. 3+ – perché non contengono alcun elemento violento o impressionante – assolutamente inadatti al divertimento di un bambino. Oppure al contrario, esistono paradossalmente giochi semplicissimi con rating 18+, perché contengono scene violente, realistiche e poco adatte a un pubblico impressionabile. Voltando poi la confezione (ma le stesse indicazioni le potete trovare sui vari portali d’acquisto online come PlayStation Store o Microsoft Market Place) trovate i descrittori di contenuti P.E.G.I.. Sono delle icone realizzate per indicare con chiarezza che tipo di contenuti propone il videogame all’interno. Si va dalla violenza generica al turpiloquio, dall’uso di droghe alla discriminazione razziale, dal gioco d’azzardo alle scene di sesso.
Tra le ultime novità introdotte dal P.E.G.I. c’è l’icona relativa agli In-Game Purchase, ovvero un’icona che avvisa circa la possibilità di effettuare acquisti all’interno del gioco. Una possibilità spesso prevista dai titoli free to play e che non va assolutamente sottovalutata, perché i più piccoli potrebbero inconsapevolmente dilapidare la carta di credito dei genitori aggiungendo armi, livelli o nuovi costumi al proprio personaggio virtuale. Il 20 marzo esce Doom Eternal, nuovo capitolo del franchise che, agli albori degli anni ’90, ha contribuito a sdoganare la presenza di scene violente all’interno di un videogioco. Il rating P.E.G.I. per la nuova creatura di id Software è ovviamente un 18+: calpestate demoni spaziali consapevolmente…
© RIPRODUZIONE RISERVATA