Inaspettato e sorprendente. Sono due aggettivi che calzano a pennello a Smallfoot – Il mio amico delle nevi, un film d’animazione capace di stupire per l’onestà e il coraggio dei temi trattati, celati dietro a una storia che in superficie sembra solo divertente (tanto divertente) ma che lascia tanti spunti di riflessione. In Smallfoot la recensione vi spieghiamo perché è uno dei più bei film dell’anno e perché dovete assolutamente approfittare per andare a vederlo al cinema con i bambini.
Smallfoot la recensione
La trama
Gli Yeti non sono misteriose e spaventose creature delle nevi. Potrebbero apparire così agli occhi degli umani, visto che sono giganteschi e non è facile capire il loro linguaggio. In realtà sono esseri intelligenti, sociali e molto curiosi. Ma esserlo, curiosi, porta a farsi delle domande e a mettere in dubbio le tavole della legge che il capo villaggio si porta addosso come una veste. Per questo chi contravviene alle ferre regole viene bandito dalla comunità finché non rinsavisce. Come succede a Migo, uno yeti ligio alle leggi fino al suo incontro con uno Smallfoot, una creatura dai piedi piccoli di cui le tavole della legge si ostinano a non riconoscerne l’esistenza. Per provare la sua innocenza e dimostrare agli altri yeti di non aver mentito, Migo compie un coraggioso viaggio nell’ignoto che lo porterà a scoprire la realtà sul mondo, a interrogarsi su ciò che è giusto e a lottare per un’amicizia che potrebbe cambiare per sempre la sua vita e quella degli altri yeti.
Pensare con la propria testa
Il film, all’interno di una cornice spassosa che gioca molto con le gag fisiche alla Willy il Coyote, affronta temi davvero molto importanti sui quali i bambini si trovano a riflettere senza nemmeno accorgersene. Diviso idealmente in due parti, Smallfoot all’inizio dice con molta forza ai giovani spettatori di pensare con la propria testa, di non dare nulla per scontato, li invita ad essere curiosi e a porsi delle domande e a cercare sempre la verità anche se a volte può nascondersi sotto uno strato di bugie dette a fin di bene. Come capita a Migo, fedele e convinto sostenitore delle tavole della legge che scopre ben presto che non tutto quello che viene scolpito nella pietra è verità pura.
Ad aiutarlo nel suo percorso di formazione è la figlia del guardapietre, Miki, una yeti che non si ferma alle apparenze per andare alla ricerca della sostanza. È lei che negli anni ha raccolto le prove dell’esistenza dei Smallfoot e che ora vuole approfittare dell’avvistamento di Migo per rivelare al suo villaggio la verità sull’esistenza di un vasto mondo fuori dal loro villaggio.
E qui prende il via la seconda parte del film, incentrata invece sul potere della conoscenza e sull’uso che si può e si deve fare una volta ottenuta. Anche le bugie dette a fin di bene possono essere nocive, come scoprono ben presto Migo e Miki. Solo la ricerca della verità e l’onesta verso se stessi e gli altri sono alla base di un vero cambiamento che può coinvolgere tutti. Il film è infatti una sottile quanto azzeccata allegoria sul potere e sul risveglio di una coscienza popolare oltre che sull’eterna lotta tra conoscenza e credenza.
Il regista Karey Kirkpatrick e il suo team di animatori hanno infatti voluto creare una storia stratificata che sprona gli spettatori ad aprirsi alla vita e alle altre persone, anche se molto diverse da noi. E come meglio farlo se non attraverso una comunità di yeti alti 5 metri?
La diversità diventa opportunità di confronto
Il tema della diversità, già sviluppato in altri film, diventa qui però qualcosa di più. Diventa infatti oppurtunità di confronto e di scoperta. Dietro alla “guerra” spesso si cela la paura. ll timore di qualcuno così diverso da noi che diventa più facile cacciarlo che comprenderlo. Eppure, se soltanto si avesse più fiducia ed empatia, sarebbe possibile scoprire che siamo tutti più simili di quanto vogliamo ammettere e che diventare amici è una conseguenza che sarebbe bello affrontare. Per farlo però ci vuole coraggio. Quel sentimento e quella forza che dimostra Migo per tutto il film, pur commettendo degli errori (come d’altronde fanno tutti, l’importante è ammetterlo e porvi rimedio).
Musica
Concetti espressi anche nelle canzoni che accompagnano i personaggi nel loro percorso di formazione e che, proprio per l’importanza che rivestono nella storia, sono state tutte tradotte in italiano. I brani sono stati scritti dal regista Karey Kirkpatrick in persona insieme al fratello Wayner (la musica invece è di Heitor Pereira). Come Wonderful Life, cantata in originale da Zendaya, o Finaly Free di Niall Horan, ma anche Percy’s Pressure cantata in originale da James Corden (ispirata alla canzone dei Queen Under Pressure), Wonderful Question, di Channing Tatum e Zendaya, Let it Lie cantata da Common o Moment of Truth di CYN.
Le voci italiane
Come nella versione originale, anche in quella italiano il cartoon vanta voci celebri come quella di Lodovica Comello (Miki, la yeti che sa che oltre ai confini del suo villaggio c’è molto più di quello che le hanno raccontto), al vincitore di X Factor 11 Lorenzo Licitra (Migo, il protagonista peloso), e agli youtuber Me contro te (Brenda, l’assistente documentarista, e Thorp, il fratello stupido di Miki). Tra di loro la vera sorpresa è sicuramente Lorenzo Licitra, che ha saputo dare forza e vigore al personaggio che attraversa varie fasi di scoperta e conoscenza, ma il plauso per il miglior doppiaggio va a Massimiliano Alto, la voce dietro all’umano Percy. Nel cast vocale anche Ludovico “Dodo” Versino (Guardapietre), Andrea Mete (Ganghi), Gemma Donati (Molki) e Gabriele Patriarca (Fleem).
Visto con i bambini
Tante risate tra i bambini in platea che hanno assistito alla proiezione del film. Anche Alex (9 anni) e Giorgio (7 anni) non hanno smesso un minuto di divertirsi alle buffe gag visive. Una su tutte: quando Migo “precipita” nel mondo umano e dopo un incontro ravvicinato con enormi pietre si trasforma in una enorme palla di neve che rotola giù verso il villaggio dove incontrerà per la prima volta Percy. Tra le risate però è anche cresciuta pian piano la curiosità, trasformandosi sul finale in una valanga di domande sulle leggi, le scritture, le bugie a fin di bene e l’amicizia tra persone diverse. Un bel momento di riflessione germogliato grazie a un film che ci ha anche fatto morire dal ridere. What else?
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