Il videogioco
Alan Wake (Remedy Entertainment, 2010)
Di cosa parla
Avete presente quei romanzi di Stephen King in cui uno scrittore in crisi creativa si trasferisce con la moglie in una pacifica cittadina lacustre (con un nome tipo Bright Falls) in cerca dell’ispirazione perduta, e lì viene perseguitato da incubi e visioni di vario genere, che lo portano a mettere in discussione la realtà stessa e che sono in qualche modo legate a una sua opera ancora inedita ma ben presente nella sua testa? Avete presente Twin Peaks, con la fissa per simbolismi, caffè, cittadine di provincia e segherie? Ecco, Alan Wake è la somma algebrica delle due cose.
Perché potrebbe funzionare
Perché è una storia alla Stephen King mixata con la sensibilità lynchana, un’atmosfera notturna e terrificante e una notevole capacità di fare una paura folle. Il gioco, oltretutto, è strutturato a episodi presentati come fossero puntate di una miniserie televisiva.
La wishlist
Azzardiamo un nome poco conosciuto: James Watkins, quello di The Woman in Black e di Eden Lake, uno dei registi horror più talentuosi e sottovalutati in circolazione. Per il ruolo di Alan (a proposito: avete mai notato che in un gioco che parla di sogni e realtà le iniziali del protagonista sono A. Wake?), invece, puntiamo fortissimo su Jon Hamm.