3D, parabola di un fenomeno: Qualcosa comincia a non funzionare
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3D, parabola di un fenomeno: Qualcosa comincia a non funzionare

Le performance al bottheghino italiano dei film proiettati nella terza dimensione dal 2009 al 2011: dagli horror San Valentino di sangue e Saw ai due ultimi capitoli della saga fantasy Le cronache di Narnia

3D, parabola di un fenomeno: Qualcosa comincia a non funzionare

Le performance al bottheghino italiano dei film proiettati nella terza dimensione dal 2009 al 2011: dagli horror San Valentino di sangue e Saw ai due ultimi capitoli della saga fantasy Le cronache di Narnia

Terzo paragrafo tratto dal resoconto analitico sull’epopea del cinema in 3D tracciato da Stefano Radice in un interessante articolo pubblicato sul numero del 30 agosto/15 settembre 2011 della rivista specializzata di Editoriale Duesse  Box Office

Dopo i risultati fenomenali dei film di James Cameron e di Tim Burton, molti operatori e addetti ai lavori pensarono che bastasse distribuire un film in 3D per ottenere performance al di sopra delle attese. In realtà le cose non sono andate così. Iniziarono a essere distribuiti film che lasciarono perplesso il pubblico sull’utilità e sul livello del 3D o che comunque non potevano raggiungere il livello di blockbuster. Già diversi spettatori vedendo Alice in Wonderland avevano sottolineato quanto fosse inferiore il livello di realizzazione tridimensionale rispetto ad Avatar ma, sull’onda di entusiasmo suscitato dal film di Cameron e dalla crescente popolarità della nuova tecnologia, premiarono comunque la pellicola inizialmente girata in 2D e poi trasformata in 3D.

Un altro film che lasciò più di una perplessità fu Scontro tra Titani, che Warner distribuì ad aprile in 402 sale 3D (il 60% del totale le delle copie con cui il film uscì); la pellicola ottenne comunque un buon incasso di 7,8 milioni di euro di cui 6,8 milioni grazie al formato tridimensionale, l’88% del totale: una percentuale altissima. Si può quindi affermare con certezza che, senza questo formato, il film non avrebbe raggiunto questo traguardo. Però i commenti furono unanimi nel sottolineare che ci si era trovati di fronte a un film in 2D rielaborato in 3D con evidenti limiti tecnici. Il pubblico stesso fu il primo ad accorgersene e, da allora in poi, a diventare più cauto nella scelta dei film da vedere in 3D anche per evitare di sborsare almeno 2 euro in più per i biglietti senza averne vantaggi in termini spettacolari.Questo atteggiamento si può riscontrare nei risultati di L’ultimo dominatore dell’aria (Universal), di Cani & Gatti (Warner) o di Il regno di Ga’Hoole: La leggenda dei guardiani (Warner); aumenta l’offerta e diminuisce la curiosità.

Passato l’effetto novità del 3D, lo spettatore vuole essere sorpreso da qualcosa di veramente inedito e forte e di tecnologicamente all’avanguardia. Con questo non vogliamo dire che nel 2010 siano mancati altri film in cui il 3D è stato determinante, ma non si sono registrate più risposte sorprendenti. Come in tutte le cose c’è, però, un’eccezione: Step Up 3D. Per la prima volta venne proposto in formato tridimensionale un film dedicato al ballo. Genere da sempre molto popolare in Italia, anche in questo caso se ne ebbe la conferma. Il film totalizzò 7 milioni di euro e il 92% delle presenze fu registrato nelle sale 3D. L’impressione, quindi, è che quando viene proposto un genere inedito, il pubblico lo accoglie con favore perché ne apprezza la novità.

Quando, invece, vengono riproposte situazioni non originali, l’atteggiamento cambia. Lo dimostra anche il genere thriller horror. Final Destination 3D (interpretato da Bobby Campo qui nella foto) ottenne oltre il 94% di incasso dalle copie 3D ma la performance di 3,6 milioni di euro è lontana dai 6,5 milioni che un anno prima registrò San Valentino di sangue con un terzo delle copie 3D, 113 contro 332. Analogo discorso vale anche per Resident Evil (Sony) che raggiunse i 4,1 milioni di incasso di cui oltre l’80% in 3D. Un buon successo registrò Saw 3D – Il capitolo finale; distribuito a novembre da Moviemax in 263 sale tridimensionali, totalizzò 5,4 milioni di euro (il 76% grazie al 3D). Decisamente un buon risultato ma inferiore, comunque, a San Valentino di sangue. Un film che sicuramente trasse beneficio dal formato tridimensionale fu il terzo capitolo de Le cronache di Narnia: Il viaggio del veliero (Fox) con oltre 10 milioni di euro di box office di cui 8,3 milioni, l’81%, grazie al 3D con un risultato finale decisamente superiore al secondo episodio de Le cronache di Narnia: Il principe Caspian (uscito però a metà agosto in un momento più fiacco per il mercato). Si può dire quindi che, se il 2009 è stato l’anno dell’affermazione del 3D, il 2010 è stato quello della sua consacrazione con Avatar e Alice in Wonderland ma anche l’anno dei primi cedimenti e delle prime perplessità che si sono poi confermate nel 2011.

Continua a leggere lo speciale sulla parabola del fenomeno 3D:

1) 3D parabola di un fenomeno

2) Prima di Avatar e Alice in Wonderland

3) Qualcosa comincia a non funzionare

4) Un fenomeno ridimensionato

5) Animazione, meglio il 2D



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