Un resoconto analitico sull’epopea del cinema in 3D tracciato da Stefano Radice in un interessante articolo pubblicato sul numero del 30 agosto/15 settembre 2011 della rivista specializzata di Editoriale Duesse Box Office.
Da tecnologia che avrebbe salvato l’industria cinematografica a fenomeno non più determinate? Nel giro di pochi mesi il giudizio attorno al 3D e alle sue potenzialità è cambiato rapidamente. Attenzione agli estremismi, però. Se da una parte erano esagerate le opinioni di coloro che vedevanonel cinema tridimensionale, visti i risultati ottenuti da alcuni film, in prospettiva l’unica possibilità di visione di un film, dall’altra sono sbagliate le opinioni di coloro che considerano già esaurita la forza trainante del 3D. Una giusta via di mezzo è sempre la posizione più saggia da tenere.
Non c’è dubbio che dal 2009 ad oggi il cinema stereoscopico abbia vissuto momenti diversi. A tratti è sembrato che bastasse proporre un film tridimensionale per attrarre più pubblico al cinema ottenendo risultati impensabili; in altri momenti più recenti, al contrario, gli spettatori sono sembrati non prendere particolarmente in considerazione questa tecnologia. Diciamo, più semplicemente, che passato l’effetto novità che questo tipo di proiezione ha rappresentato e che in diverse circostanze ha portato più spettatori in sala, ora il pubblico vede nel 3D semplicemente un’opzione e valuta se usufruirne o meno. Da non trascurare il fatto, però, che il 3D comunque corrobora gli incassi visto che viene proposto a prezzi maggiorati. Grazie a questa innovazione questi due anni sono stati caratterizzati da un periodo di grande trasformazione.
Gli schermi tridimensionali sono passati dai 40 di fine 2008 a ormai oltre 860, aspetto che permette di gestire l’uscita in contemporanea di più film tridimensionali come richiesto a più riprese dall’industria hollywoodiana. Che ha puntato molto sul tridimensionale; lo si può vedere dal numero di film stereoscopici usciti dal 2009 al 2011: sono stati 10 nel 2009; 23 nel 2010; erano già 19 a fine luglio 2011 e a fine anno saranno 37. Gli studios stanno puntando sempre di più su questo formato: se nel 2009 rappresentava una novità di cui il pubblico era curioso ed entusiasta di poter usufruire, la crescita esponenziale di film tridimensionali in uscita ha annacquato decisamente questo aspetto; in alcuni periodi abbiamo assistito a un vero e proprio intasamento di film tridimensionali che il pubblico ha cominciato a disertare anche perché non di grandissima qualità.
Un ruolo importante, infatti, lo hanno giocato i titoli proposti. Lasciando perdere Avatar, fenomeno unico e forse irripetibile di 3D perfetto e di altissimo livello (nonché film epocale come fu Titanic), sono stati distribuiti film in questo formato decisamente non all’altezza. Bene ha fatto lo spettatore a prenderne le distanze anche perché il biglietto per un film in 3D è decisamente superiore a quello per la visione in 2D. Il 3D è stato un motore importante di innovazione per gli studio americani, tanto è vero che il Ceo (l’amministratore delegato) di DreamWorks Animation Jeffrey Katzenberg lo ha paragonato all’invenzione del sonoro o al passaggio dal bianco e nero alla visione a colori, e va riconosciuto che in un brevissimo lasso di tempo ha fatto guadagnare produttori, distributori ed esercenti. Ora, però, è necessario non disperdere e svilire questo patrimonio e fare in modo che il cinema tridimensionale continui ad essere una risorsa in grado di rinforzare il mercato.
Continua a leggere lo speciale sulla parabola del fenomeno 3D:
1) 3D parabola di un fenomeno
2) Prima di Avatar e Alice in Wonderland
3) Qualcosa comincia a non funzionare
4) Un fenomeno ridimensionato
5) Animazione, meglio il 2D