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40° Torino Film Festival, Venus: il nuovo horror di Jaume Balagueró che rilegge lo scrittore H. P. Lovecraft. La recensione

Il film è stato presentato nella rassegna sabauda nella nuova sezione Crazies

40° Torino Film Festival, Venus: il nuovo horror di Jaume Balagueró che rilegge lo scrittore H. P. Lovecraft. La recensione

Il film è stato presentato nella rassegna sabauda nella nuova sezione Crazies

Venus Balagueró

L’idea di un Balagueró che si cimenta con H.P. Lovecraft, sulla carta, non era male. Il regista di [REC] e Bed Time (quest’ultimo il suo film a oggi più riuscito) ha tratto ispirazione dalla mitologia del grande scrittore americano, immaginando una situazione di imminente apocalisse nella Madrid contemporanea.

Venus, dal nome del complesso residenziale al cui interno, sostanzialmente, è ambientato quasi tutto il film, inizia con una concitata sequenza in discoteca. Qui facciamo la conoscenza di Lucía (Ester Expósito, brava e convincente nel suo tentativo di smarcarsi dal personaggio della “marquesita” di Elite), cubista che, abbandonata la sua postazione di lavoro, fugge con un bottino milionario in pasticche di ecstasy.

Con alle calcagna i segugi armati fino ai denti del boss proprietario della discoteca, Lucía, già ferita dopo la prima colluttazione con uno scagnozzo del capo, si rintana dalla sorella Rocìo (Ángela Cremonte) che vive al nono piano del Venus con la figlioletta. Nel momento in cui mette piede al suo interno, però, strane cose iniziano ad accadere, sottoforma di incubi grandguignoleschi e oscuri presagi.

La prima parte funziona alla grande perché Balagueró, incredibilmente, riesce a tenere in equilibrio pressoché perfetto l’orrore metafisico tipico di Lovecraft e la quotidianità realistica della storia. Nella seconda metà del film, però, qualcosa cambia. Come se il timone della regia da Balagueró fosse passato ad Álex de la Iglesia (che infatti produce con la label The Fear Collection della sua casa di produzione Pokeepsie Films, in collaborazione con Amazon Prime). Ecco allora il rigore e la serietà, che contraddistinguono tutta la prima parte, scontrarsi con un brusco cambio di registro che porta Venus più dalle parti dell’horror-comedy a tinte splatter.

Non che sia necessariamente un male, ma in questo caso lo scarto è troppo repentino e francamente senza motivo. Quando poi si arriva al momento più bizzarro con la Expósito che, ormai ridotta a un colabrodo, si rimette in forze e sgomina criminali e amene mostruosità lovecraftiane ingerendo una manciata di pasticche d’ecstasy, si raggiunge il punto di non ritorno. Dopodiché, e fino alla fine, Venus diventa una vera idiozia. Peccato. Nota di colore, l’uso diegetico di Musica leggerissima di Colapesce e Dimartino nella colonna sonora.

Foto: Pokeepsie Films, The Fear Collection II, AIE

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