Sulla qualità della serie, se volete, si può anche discutere – anche se almeno le prime due stagioni sono oggettivamente intoccabili –, ma che la sigla di True Blood sia un piccolo capolavoro è fuori da ogni ragionevole dubbio. Merito di una canzone scritta dal cantautore country Jace Everett, quella Bad Things che in una manciata di minuti racconta tutto quello che è la serie di Alan Ball: sangue, sesso, sensualità e il profondo Sud degli Stati Uniti, location all’apparenza improbabile per un serial sui vampiri ma in realtà (come insegna anche la Anne Rice di Intervista col vampiro) perfetta, per la sua atmosfera di elegante decadenza e per i legami della cultura locale con voodoo e magia nera. E merito di un montaggio che ignora i protagonisti della serie, puntando invece su immagini di repertorio (predicatori di strada, paludi, palafitte nelle paludi) e scene che raccontano la condizione dei vampiri nella società immaginata dai creatori della serie – uno su tutti, il cinicissimo e sarcastico murale “God Hates Fangs”, gioco di parole tra “fang”, le zanne dei vampiri, e l’orrendo slogan omofobo dei conservatori ultrareligiosiamericani, God Hates Fags, Dio odia gli omosessuali. Da applausi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA5) Le sigle più belle dei telefilm: True Blood
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