Cinquanta sfumature visto con il pubblico: urla, applausi e flash! Ecco com'è andata
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Cinquanta sfumature visto con il pubblico: urla, applausi e flash! Ecco com’è andata

Siamo stati in sala, insieme a una platea femminile al 95%, per capire come viene vissuto il fenomeno del momento. E, nonostante le aspettative, siamo rimasti stupiti…

Cinquanta sfumature visto con il pubblico: urla, applausi e flash! Ecco com’è andata

Siamo stati in sala, insieme a una platea femminile al 95%, per capire come viene vissuto il fenomeno del momento. E, nonostante le aspettative, siamo rimasti stupiti…

«Siediti t***a!» dice la spettatrice seduta alla mia sinistra.

L’invettiva è rivolta ad una ragazza due file avanti, arrivata in ritardo e sventolando agitata il suo iPhone con l’applicazione “torcia” accesa. L’emergenza rientra in fretta: mortificata e un po’ in imbarazzo la vedo accasciarsi tra le poltrone.

C’è un senso di sospensione fremente in sala, un’agitazione golosa.

Sono le 19 e 10, in una multisala del centro di Milano.
In platea, una platea enorme, non c’è un posto libero. Io stessa ho dovuto acquistare i biglietti in anticipo, non abbastanza comunque: i miei posti sono troppo vicini al bagno, e ogni volta che qualcuno imbocca la toilette sono accecata da un cono di luce che farebbe invidia alla Conversione di San Matteo.

I titoli di testa scorrono, il brusio scema ed Anastasia Steele sfreccia verso l’intervista che le cambierà la vita.

Capisco subito che la spettatrice al mio fianco di cui vi parlavo prima, vent’anni, ossigenata, ha letto il libro.
E lo sa a memoria.
Anticipa gli avvenimenti, elabora paragoni, commenta, replica i dialoghi. La prima scena che riesce a zittirla, e con lei buona parte della sala (impegnata nelle stesse attività), è l’inquadratura di Mr. Grey di spalle intento a guardare fuori dalla finestra del suo mega ufficio. Siamo al primo incontro, ai primi sguardi: lei già cotta di lui, lui vagamente attratto. Ana non si è portata la penna, inciampa nelle domande, è del tutto impacciata e fuori luogo: i risolini dell’intera platea si alzano come un coro.

Un’amica mi chiede “Ma perché fanno così?”. Le vorrei rispondere che sono giovani ragazze, magari un po’ inesperte, che si lasciano coinvolgere dalla tipica storia d’amore tra il ragazzo-bello-e-irraggiungibile e la ragazza-secchiona-e-un-po’-sfigata (farcita da dettagli sado-masochisti non del tutto ordinari) ma poi mi ricordo che entrando ho incrociato un sacco di facce mature, perciò faccio spallucce.

E così procede l’intera proiezione. Commenti, risate, applausi, perfino urla! Le ovazioni più portentose se le guadagna Mr. Grey, prima con il perentorio “È l’ora del bagnetto”, poi semplicemente mostrando il sedere durante la scena del “sesso alla vaniglia”. Si arriva addirittura a immortalare l’evento, il buio è illuminato dal flash degli smartphone. Gli scatti non intercettano però (quasi) mai le scene di dominazione, che sono accolte invece da un religioso silenzio.

All’intervallo (che tra l’altro non si chiama più intervallo, ma “pausa relax”, e dura cinque minuti) mi guardo intorno per fare i conti con calma: i volti femminili sono il 95%, il che conferma le ipotesi sul fatto che questo film potrebbe segnare il più clamoroso caso di visione di “gender” della storia.

Man mano che il film procede, e si entra nei territori classici del romance, mi rendo conto che la situazione si fa più quieta.
È nel dialogo tra Anastasia e la madre che ho una epifania. La ragazza piange, non sa come comportarsi con il ragazzo di cui è innamorata, ma che ha “strani” gusti in fatto di sesso, e alla domanda «Ti rende felice?» risponde «Sì, il più delle volte sì».
È con frasi come queste, di banalità e verità allarmanti, che la scrittrice prima e la regista poi hanno fatto centro, demoralizzando le morbosità erotiche, che servono invece ad aggiungere un elemento di suspance e, in un certo senso, di esotismo. Immediatamente ogni ragazza/donna/mamma/nonna/amica/sorella si è immedesimata nella protagonista. Sono sparite le frustate, i cordini e il nastro adesivo, dimenticate le pinze vaginali, il fisting anale e le sculacciate. E infatti come era facile aspettarsi il film è tutt’altro che scabroso, e le “oscenità” sono relegate a clausole di un contratto di cui si discute a tavolino, in outfit da lavoro.

Dopo quasi due ore, la fine del film è accolta da un sonoro “Noooooo”, seguito da un fragoroso applauso.
Si va tutti a casa, c’è la cena da preparare, i figli da mettere a letto, la lezione di domani da ripassare, il tailleur da scegliere e forse un ragazzo da baciare. Che – in un buon numero di casi – a Christian Grey, non assomiglia nemmeno un po’.

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