Se siete su questa gallery, non sentirete parlare di film come Avatar, Barbie o i vari tasselli dell’Universo Cinematografico Marvel, che ad ogni uscita nelle sale finiscono sistematicamente tra i migliori incassi dell’anno, del decennio o, in alcuni casi, della storia del cinema. Quelle opere che qualsiasi casa di produzione vorrebbe avere tra le mani, in grado di portare guadagni che superano di gran lunga il budget iniziale e che inevitabilmente daranno vita a sequel o franchise che garantiranno agli Studios una cospicua fetta di pubblico per anni. Ecco, dimenticateli, perché sono l’esatto opposto dei film di cui vi parleremo in questa gallery. I protagonisti del giorno sono infatti titoli costati davvero cari alle major… e non solo economicamente parlando. A fronte di investimenti decisamente importanti, questi lungometraggi sono riusciti ad incassare cifre talmente irrisorie da aver portato letteralmente al fallimento le loro case di produzione, costringendole a ritirarsi dal competitivo mercato cinematografico. Esatto: tutto per aver scommesso sul cavallo sbagliato. Parliamo ovviamente di film per cui si era speso tantissimo, come ad esempio La bussola d’oro, fantasy che sulla scia de Il signore degli anelli aveva spinto la New Line a stanziare un budget della bellezza di 180 milioni, nella speranza di replicare il successo del franchise tratto dall’opera di Tolkien. Una simile sorte è toccata anche a uno dei supereroi più celebri del mondo DC, ovvero Superman, con un progetto che, col senno di poi, il Gruppo Cannon non avrebbe mai prodotto. Ma purtroppo per le major, non sono gli unici esempi. Scoprite nella nostra gallery di oggi 8 film così fallimentari al box office da aver fatto fallire le case di produzione.
Looney Tunes: Back in Action (2003)
Nei primi anni 2000, dopo La mummia, Brendan Fraser era una star decisamente sulla cresta dell’onda, ma il film sui Looney Tunes diretto dal bravo Joe Dante si rivelò decisamente problematico. Inizialmente la Warner Bros. voleva fare un sequel di Space Jam del 1996, ma Michael Jordan si rifiutò di firmare. Chiamandolo Spy Jam, cercarono di coinvolgere Jackie Chan, ma la libertà creativa scarseggiò e il risultato finale, con 80 milioni di dollari di budget, ne incassò solo 68,5. Un disastro tutt’altro che indolore, visto che costrinse la divisione dell’animazione cinematografica della Warner a chiudere.
Superman IV (1987)
In questo film di Sidney J. Furie, Lex Luthor (Gene Hackman) evade di prigione grazie a suo nipote Lenny (Jon Cryer) e progetta di eliminare Superman (Christopher Reeve). Dopo il terzo disastroso capitolo del 1983, il quarto film fu il crollo definitivo e il tracollo del progetto, risultando probabilmente il peggior film sull’uomo d’acciaio mai prodotto, tanto che lo stesso Reeve si pentì di avervi preso parte. Dimezzare il budget a 36 milioni di dollari non fu abbastanza e il Gruppo Cannon, sull’orlo della bancarotta, fu acquistato dalla Pathe Communications l’anno successivo e ben presto cessò di esistere del tutto.
La vita è meravigliosa (1946)
Prima della Seconda Guerra Mondiale, Frank Capra era già una leggenda a Hollywood e aveva ottenuto tre Oscar alla miglior regia. Dopo essere tornato dalla guerra, fondò la società di produzione Liberty Films nel 1945 insieme ad altri tre ex militari. Il primissimo film della nuova compagnia doveva essere It’s A Wonderful Life. Il film, poi diventato un classico natalizio, non riuscì neanche a recuperare i costi di produzione di 2,3 milioni di dollari. Lo studio fu così inghiottito dalla Paramount.
Mars Needs Moms (2011)
Nell’eclettica carriera di Robert Zemeckis c’è stato spazio anche per questo strano film in motion capture realizzato dalla sua compagnia, ImageMovers, come parte di una joint venture con la Disney. La tecnica già usata dal regista in A Christmas Carol si rivelò qui particolarmente straniante e inquietante, con un risultato a dir poco interlocutorio e un botteghino da 39 milioni di dollari contro i 150 milioni di budget. Praticamente il più grande disastro finanziario di sempre della Disney e un ovvio destino segnato per la povera ImageMovers, che chiuse i battenti.
Battlefield Earth (2000)
John Travolta, devoto scientologist, aveva cercato per anni di realizzare un adattamento di Battlefield Earth di L. Ron Hubbard. Nel 1998, ha finalmente trovato un finanziatore nella neonata Franchise Pictures, ma due anni dopo, al momento della sua uscita, il film fu bersagliato dalle critiche per ogni singolo aspetto. Alla fine al botteghino solo 29,7 milioni di incasso, contro un budget di 73 milioni di dollari e un disastro commerciale senz’altro meritato per questo scult colossale.
Il mistero della signora scomparsa (1979)
La casa di produzione Hammer e Alfred Hitchcock non hanno certo bisogno di presentazioni, ma questo remake del film britannico di Hitchcock (La signora scompare) con Elliott Gould e Cybill Shepherd non convinse nessuno, tantomeno la critica, e il disastro finanziario che ne conseguì, ultimo di una lunga serie, costrinse il leggendario studio a un lungo letargo produttivo.
La bussola d’oro (2007)
La New Line era in cima al mondo nel 2007, e dal 1967 si era costruita una solida reputazione anche grazie a film più originali della media. Nel 2003 poi arrivò Il Signore degli Anelli, e sappiamo come andò. Quel successo spinse la casa di produzione a spendere 180 milioni di dollari per produrre l’adattamento di un’altra popolare serie di libri fantasy per il grande schermo, la trilogia His Dark Materials di Phillip Pullman. Il primo capitolo, La bussola d’oro, si rivelò però un fiasco, e portò la società a essere inglobata da Warner Bros.
I cancelli del cielo (1980)
Il film che decretò il canto del cigno della New Hollywood è il magniloquente opus magnum di Michael Cimino, regista de Il cacciatore, ambientato nel Wyoming del 1890. Al momento della sua uscita fu deriso dalla critica come uno dei peggiori film mai realizzati, tanto che fu ritirato dalle sale dopo una sola settimana. L’anno dopo si tentò di riportarlo al cinema in un director’s cut più breve, incassando solo 3,5 milioni di dollari a fronte di un budget di 44. La United Artists fallì e divenne parte della MGM, ponendo fine alla libertà di cui i registi più anticonformisti di Hollywood avevano goduto nell’arco di una stagione irripetibile.
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