Sono passati quindici anni dal finale di Lost, eppure il dibattito sulla conclusione della serie non accenna a placarsi. Nonostante il suo impatto rivoluzionario sulla televisione e la sua influenza su numerose produzioni successive, il modo in cui si è chiusa la storia continua a dividere il pubblico. Critiche e interpretazioni contrastanti si susseguono da anni, ma tra tutte, una delle lamentele più diffuse è anche tra le più errate: l’idea che i protagonisti fossero morti per tutta la durata della serie e che l’Isola fosse solo una sorta di purgatorio.
Fin dai primi episodi, i fan hanno cercato di decifrare i misteri dell’Isola, elaborando teorie su cosa fosse realmente quel luogo e quale fosse il destino dei suoi abitanti. L’ipotesi che l’Isola fosse una sorta di limbo o purgatorio è stata una delle più discusse, tanto da diventare quasi una verità per molti spettatori. Tuttavia, il finale della serie ha chiarito senza ombra di dubbio che questa teoria era sbagliata.
Nell’ultima stagione, infatti, gli autori hanno introdotto i cosiddetti flash-sideways, una sorta di realtà alternativa in cui i personaggi si trovano dopo la loro morte. Questo espediente narrativo ha contribuito a generare ulteriore confusione tra gli spettatori, alimentando la convinzione che tutta la storia fosse ambientata in una sorta di aldilà. In realtà, la serie distingue chiaramente le due dimensioni: l’Isola è reale e tutto ciò che vi accade è effettivamente successo, mentre i flash-sideways rappresentano un luogo fuori dal tempo e dallo spazio, in cui i protagonisti si ritrovano dopo la loro scomparsa nel mondo reale.
L’episodio finale fornisce una spiegazione chiara e definitiva attraverso il dialogo tra Jack Shephard e suo padre, Christian. In una delle scene più emozionanti della serie, Jack, confuso dalla natura della realtà in cui si trova, chiede spiegazioni al padre. Christian gli rivela che tutti i personaggi presenti nella chiesa sono effettivamente morti, ma in momenti diversi della loro vita. Alcuni sono morti molto tempo prima di lui, altri molto dopo. Il luogo in cui si trovano non è il purgatorio, ma uno spazio creato per permettere loro di riunirsi prima di “andare avanti”. L’Isola, invece, è sempre stata reale, e tutto ciò che è successo lì è accaduto veramente.
Nonostante questa spiegazione esplicita, la convinzione che i protagonisti fossero morti fin dall’inizio è diventata un vero e proprio meme, ripetuto negli anni da chi non ha seguito attentamente la serie o ne ha visto solo il finale senza comprenderne il contesto.
Il motivo per cui questa teoria continua a persistere può essere ricondotto a diversi fattori. Il primo è la complessità stessa della narrazione di Lost, che ha sempre giocato con il concetto di realtà, tempo e destino. Il secondo è l’impatto emotivo del finale, che ha lasciato molti spettatori con più domande che risposte. Infine, l’uso del flash-sideways come espediente narrativo nell’ultima stagione ha confuso chi non ha prestato attenzione ai dettagli forniti lungo il percorso.
A quindici anni di distanza, è probabile che questa errata interpretazione non scompaia mai del tutto. Tuttavia, per chi ha seguito con attenzione la storia di Lost, il senso del finale è chiaro: l’Isola è sempre stata reale, e le esperienze vissute dai personaggi non sono mai state una mera illusione.
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Fonte: CBR
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