I film di guerra hanno spesso spinto i limiti di ciò che il pubblico è disposto a tollerare, dalle sequenze brutali di Salvate il soldato Ryan alla discesa nella follia di Full Metal Jacket. Deathwatch (2002), diretto da M. J. Bassett, si inserisce in questo filone, intrecciando l’orrore sovrannaturale con le devastazioni psicologiche della guerra. Ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, il film racconta la storia di un’unità britannica che, dopo un assalto sanguinoso a una trincea nemica, si ritrova intrappolata in un luogo che sembra intriso di una malvagità ancestrale.
Mentre i soldati esplorano la trincea tedesca apparentemente abbandonata, iniziano a verificarsi eventi inspiegabili. Voci sussurranti, ombre che si muovono nell’oscurità e il ritrovamento di un soldato nemico ancora vivo ma terrorizzato alimentano un’atmosfera di crescente paranoia. L’orrore si manifesta in modi sempre più inquietanti: il filo spinato sembra muoversi come un serpente, i cadaveri si decompongono in modo innaturale e una forza invisibile semina discordia tra i membri del plotone. La tensione esplode quando i soldati, intrappolati senza via d’uscita, cominciano a morire uno dopo l’altro, vittime di una minaccia che non riescono a comprendere.
Uno degli aspetti più disturbanti di Deathwatch è il modo in cui il terrore soprannaturale si mescola con l’orrore reale della guerra. Una delle scene più angoscianti mostra il giovane soldato Charlie Shakespeare (interpretato da Jamie Bell) scoprire che un compagno, apparentemente guarito, viene in realtà divorato vivo dai ratti. Questa sequenza, radicata nella crudele realtà della guerra di trincea, è solo uno dei momenti più crudi del film. Anche l’immaginario visivo contribuisce all’atmosfera opprimente: la fotografia cupa e fangosa, insieme all’uso magistrale del suono, immergono lo spettatore in un incubo senza via di scampo.
Nonostante un cast solido e una regia efficace, Deathwatch ha ricevuto critiche contrastanti. La sua visione cupa e priva di speranza ha diviso il pubblico: alcuni lo hanno trovato disturbante e troppo spietato, mentre altri lo hanno apprezzato per la sua rappresentazione senza filtri della guerra. La fusione tra horror sovrannaturale e realismo bellico non è stata accolta da tutti, ma proprio questa scelta lo rende un’esperienza unica. Il film solleva anche domande sulla natura del male: è la trincea a essere infestata o sono i soldati stessi, corrotti dalla guerra, a generare il terrore che li consuma?
Deathwatch non offre conforto né risposte facili, ma si impone come una delle più angoscianti riflessioni sul peso psicologico della guerra. Con il suo mix di suggestioni horror e cruda realtà, il film riesce a trasformare un conflitto già di per sé orribile in un vero e proprio incubo allucinato, in cui il nemico più grande potrebbe essere la paura stessa.
Fonte: CBR
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