Nel mondo delle serie tv, spesso capita che alcuni titoli, pur avendo una trama originale e una scrittura solida, passino in sordina: Continuum è uno di questi. Andata in onda tra il 2012 e il 2015, questa produzione canadese sci-fi ideata da Simon Barry ha saputo distinguersi nel panorama fantascientifico per la profondità dei temi trattati, l’intelligenza della narrazione e la complessità dei suoi personaggi. Tredici anni dopo il suo debutto, merita senza dubbio di essere riscoperta – o vista per la prima volta da chi l’ha ingiustamente trascurata.
La serie si apre in un futuro distopico, nel 2077, dove le multinazionali hanno preso il controllo della società, trasformando il mondo in una tecnocrazia autoritaria. La protagonista, Kiera Cameron (interpretata da una convincente Rachel Nichols), è un’agente della sicurezza d’élite incaricata di fermare un gruppo di ribelli noti come Liber8, accusati di terrorismo. Tuttavia, durante un’esecuzione pubblica, i membri di Liber8 attivano un misterioso dispositivo che li trasporta indietro nel tempo di 65 anni, fino al 2012. Kiera, coinvolta nell’esplosione temporale, si ritrova catapultata con loro nel passato, intrappolata in un’epoca che non le appartiene.
Inizia così una corsa contro il tempo per impedire ai ribelli di cambiare il corso della storia e sovvertire il futuro da cui provengono. Ma nulla è semplice in Continuum: i confini tra giusto e sbagliato si sfumano, le motivazioni dei personaggi si fanno sempre più complesse, e le conseguenze delle loro azioni diventano imprevedibili. Kiera si allea con un giovane Alec Sadler (Erik Knudsen), un brillante informatico destinato a diventare una delle figure più potenti del futuro, e con il detective Carlos Fonnegra (Victor Webster), unico alleato concreto nel suo presente.
Ciò che rende Continuum davvero unica rispetto ad altre serie sci-fi dello stesso periodo è la sua capacità di affrontare tematiche politiche, sociali e filosofiche attraverso il filtro del viaggio nel tempo. Il dibattito ideologico tra l’ordine imposto dalle corporazioni e l’anarchia rivoluzionaria di Liber8 è sorprendentemente sfaccettato. La serie non prende mai una posizione netta, ma lascia che sia lo spettatore a interrogarsi sulle conseguenze delle scelte, sull’etica della ribellione e sulla responsabilità individuale.
Uno degli elementi più affascinanti della narrazione è l’uso del tempo come dimensione narrativa. Continuum non si limita a un semplice salto temporale: introduce progressivamente linee temporali alternative, paradossi e scenari divergenti, giocando con la teoria del multiverso in modo coerente e coinvolgente. Le stagioni successive complicano ulteriormente la trama, ma lo fanno senza mai perdere il controllo della coerenza interna, un risultato notevole per un prodotto televisivo con un budget relativamente contenuto.
Al centro di tutto c’è Kiera, un personaggio femminile forte ma profondamente umano, dilaniato tra il desiderio di tornare dalla propria famiglia e il dovere di proteggere l’integrità della linea temporale. Rachel Nichols interpreta con grande sensibilità il peso di questa doppia identità: madre nel futuro, soldato nel presente. La sua evoluzione emotiva e morale è il cuore pulsante della serie, e a renderla ancora più efficace è l’alchimia con i comprimari, in particolare con Alec, il cui destino sarà strettamente intrecciato a quello di Kiera in modi spesso inaspettati.
In un’epoca in cui le piattaforme di streaming offrono titoli sempre nuovi, ma spesso dimenticabili, tornare a guardare una serie come Continuum significa riscoprire il valore di una narrazione ambiziosa, ben costruita e tuttora attuale. Se ami le storie che uniscono azione, riflessione, dilemmi etici e viaggi nel tempo, Continuum è il rewatch perfetto.
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Fonte: Collider
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