A distanza di 21 anni, questo film rimane uno dei più controversi di sempre sulla Seconda guerra mondiale
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A distanza di 21 anni, questo film rimane uno dei più controversi di sempre sulla Seconda guerra mondiale

Mette in scena il fanatismo, la paranoia e l'ossessione per la distruzione che hanno segnato la fine del regime nazista

A distanza di 21 anni, questo film rimane uno dei più controversi di sempre sulla Seconda guerra mondiale

Mette in scena il fanatismo, la paranoia e l'ossessione per la distruzione che hanno segnato la fine del regime nazista

Una scena del film La caduta - gli ultimi giorni di Hitler

Nel 2004, La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler (Downfall) ha scosso pubblico e critica con il suo crudo racconto degli ultimi giorni del Terzo Reich. Diretto da Oliver Hirschbiegel e interpretato magistralmente da Bruno Ganz nei panni di Adolf Hitler, il film si basa sui libri Inside Hitler’s Bunker di Joachim Fest e sulle memorie di Traudl Junge, segretaria personale del dittatore. Nonostante il plauso della critica e un punteggio del 90% su Rotten Tomatoes, la pellicola ha generato accesi dibattiti per il modo in cui ritrae Hitler e il suo entourage. Alcuni lo hanno elogiato per il suo realismo storico, mentre altri hanno criticato la scelta di mostrare un Hitler non solo spietato e delirante, ma anche umano nei suoi ultimi giorni.

La narrazione di Downfall si distingue per la sua prospettiva quasi documentaristica. A differenza di altri film sulla Seconda guerra mondiale, che spesso si concentrano sugli eroi alleati o sulle vittime del conflitto, questo film si addentra nelle mura claustrofobiche del bunker di Berlino, mostrando il crollo psicologico e morale dei leader nazisti. Lontano dall’essere un’opera indulgente, il film mette in scena il fanatismo, la paranoia e l’ossessione per la distruzione che hanno segnato la fine del regime nazista. Le scene che mostrano ufficiali fedeli fino all’ultimo, civili che scelgono il suicidio piuttosto che la resa e un Hitler incapace di accettare la realtà della sconfitta restituiscono un quadro devastante di un mondo che si sgretola.

Bruno Ganz offre un’interpretazione straordinaria, studiando nei minimi dettagli i tic e le espressioni di Hitler per restituire un ritratto il più vicino possibile alla realtà. Il risultato è un personaggio complesso: un dittatore ossessionato, furioso e dispotico, ma anche un uomo malato e decadente. Proprio questa rappresentazione ha generato le polemiche più accese: il timore era che mostrare Hitler come un essere umano potesse involontariamente generare empatia nei confronti di una figura storica indifendibile. Tuttavia, Hirschbiegel e Ganz evitano qualsiasi forma di riabilitazione. Il film non cerca di suscitare pietà, piuttosto di ricordare che il male assoluto non è un’entità sovrannaturale, ma qualcosa di profondamente umano, capace di emergere in contesti storici di fanatismo e ideologia cieca.

Oltre al suo impatto drammatico e storico, La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler ha lasciato un segno nella cultura popolare in un modo inaspettato. Una delle scene più intense, in cui l’ira di Hitler esplode contro i suoi generali nel bunker, è stata trasformata in un meme virale, con sottotitoli umoristici che reinterpretano il monologo per riferirsi a eventi di attualità, dalla politica ai videogiochi. Questo fenomeno ha contribuito a mantenere il film rilevante anche tra le generazioni più giovani, pur generando dibattiti sul rischio di banalizzare il contesto storico originale.

A distanza di vent’anni, La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler rimane un’opera potente e controversa, capace di stimolare riflessioni profonde sul potere, sulla propaganda e sulla responsabilità storica. Il suo maggiore merito è quello di ricordare che il male non è qualcosa di alieno o distante: i peggiori crimini della storia sono stati compiuti da esseri umani, e proprio questa consapevolezza rende il film così disturbante e necessario.

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Fonte: CBR

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