Non ci sono dubbi: Walt Disney Pictures ha dato vita ad alcuni dei film per bambini più iconici della storia del cinema, diventando una pietra miliare nell’intrattenimento per famiglie. Tuttavia, mentre alcuni film Disney sono considerati classici indiscussi, amati da generazioni di spettatori, altri hanno suscitato polemiche e critiche, per via di rappresentazioni problematiche, stereotipi obsoleti o decisioni creative considerate discutibili. Con un catalogo così ampio di film e franchise, non sorprende che tra i fan ci siano divergenze su ciò che è riuscito e ciò che, invece, è fallito.
Anche i film più celebrati dalla Disney non sono esenti da divisioni tra i fan. Le discussioni si accendono su temi, significati nascosti e le scelte artistiche fatte dietro le quinte, tanto nei film animati quanto in quelli live-action. Sebbene alcuni spettatori rimpiangano il periodo d’oro della Disney, noto come il Rinascimento Disney (che ha visto l’uscita di titoli leggendari come La bella e la bestia e Il re leone), altri apprezzano l’approccio moderno della Casa di Topolino, centrato sull’uso della CGI e le tecnologie avanzate, che ha caratterizzato i film degli ultimi anni. La Disney, con una storia che supera i cento anni, ha evoluto e cambiato il suo approccio nel corso del tempo, ma è inevitabile che le sue scelte artistiche e commerciali continuino a suscitare opinioni contrastanti.
Negli ultimi anni, la Disney ha avviato una strategia di rifacimento dei suoi classici animati in versioni live-action, un processo che ha suscitato reazioni miste. Da un lato, il remake del 2016 de Il libro della giungla, diretto da Jon Favreau, è stato generalmente ben accolto, grazie all’uso innovativo della CGI e alla capacità di modernizzare la storia pur mantenendo il suo spirito originale. Dall’altro lato, il remake del 2019 de Il re leone, sempre diretto da Favreau, ha suscitato molte perplessità. Nonostante un cast di voci stellari, tra cui Donald Glover e Beyoncé, e una produzione di altissimo livello, molti fan hanno criticato il film, accusandolo di essere un’operazione commerciale piuttosto che un’autentica espressione artistica. La sensazione che il remake fosse un “trucco per fare soldi” è stata amplificata dalla paura che questa versione potesse danneggiare la legacy del film originale, che nel 1994 aveva conquistato milioni di cuori con la sua animazione tradizionale e il carisma dei suoi personaggi.
La versione animata de Il re leone del 1994, infatti, è ancora considerata un capolavoro senza tempo. Il suo fascino risiede anche nella natura espressiva e cartoonesca dei personaggi, che, seppur animati, riescono a trasmettere emozioni autentiche. Al contrario, il remake del 2019, pur vantando una resa visiva straordinaria grazie alla tecnologia di animazione fotorealistica, ha fatto perdere parte di quella magia che i personaggi animati riuscivano a evocare. La scelta di creare una versione fotorealistica di un film incentrato su animali ha sollevato una serie di problematiche: se i remake live-action funzionano quando al centro della narrazione c’è un personaggio umano, Il re leone ha solo protagonisti animali, e la natura fotorealistica della CGI ha fatto sembrare il film più un’animazione in 3D che un vero e proprio live-action. Di fatto, il termine “live-action” non è del tutto appropriato, visto che gli “attori” sono in realtà animali digitali.
Anche se Il re leone del 2019 è stato un successo al botteghino, incassando miliardi di dollari, non ha convinto molti dei fan più nostalgici, che hanno visto il remake come un tentativo di ripetere una formula vincente senza apportare alcuna innovazione significativa. In molti, inoltre, hanno temuto che l’operazione commerciale della Disney avrebbe potuto indebolire l’eredità del film originale, privandolo della sua freschezza e della sua potenza emotiva. Il remake ha, in sostanza, alimentato il dibattito sulla direzione che la Disney sta prendendo: da un lato, c’è chi lamenta l’assenza di nuove idee originali, mentre dall’altro c’è chi apprezza il tentativo di riadattare vecchi classici alla sensibilità moderna e alle nuove tecnologie.
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Fonte: ScreenRant