Incontrare Eddie Redmayne comporta avere tutto il giorno in testa le canzoni di Les Miserables. Inevitabile dunque domandargli in quanti gli abbiano chiesto di intonare un brano dopo il successo ottenuto con la pellicola di Tom Hopper: «In tantissimi! Ogni intervista durante il press tour finiva con la richiesta di cantare qualcosa» racconta sorridendo questo ragazzo inglese che ne La teoria del tutto veste i panni del celebre astrofisico Stephen Hawking, imprigionato nel corpo – ma non nello spirito – dalla SLA. Ha quasi in tasca la nomination per gli Oscar il trentaduenne britannico, umile, gentile e riservato: un profilo che stride col suo passato posh (compagno di classe del principe William all’Eton College). Con i piedi ben piantati a terra, preferisce non pensare agli Academy Award e concentrarsi sui futuri progetti lavorativi come Jupiter – Il destino dell’universo dei fratelli Wachowski e Danish Girl, in cui sarà diretto nuovamente da Tom Hopper dopo Les Miserables. Sorseggia il suo caffè seduto in maniera scomposta, ma pur sempre elegante, nell’albergo di Torino che lo ospita durante il Festival in cui è stato premiato come miglior attore emergente. E Eddie è davvero una rivelazione, una promessa del cinema brit che si sta finalmente consacrando. Ci saluta sorridente e con guizzo entusiasta negli occhi risponde a tutte le nostre domande, anche le più personali.
Best Movie: Qual è stato il tuo primo pensiero quando ti hanno comunicato che saresti stato tu ad interpretare Stephen Hawking ne La teoria del tutto?
Eddie Redmayne: «Un millisecondo di emozione pura, un attimo meraviglioso, seguito da paura e farfalle nello stomaco!».
BM: Per quanto ti sei preparato per il ruolo?
ER: «Per circa quattro mesi. La parte più complessa è stato passare da una scena all’altra nello stesso giorno di riprese, perché comportava un diverso atteggiamento corporeo nel decorso della malattia di Stephen. Per questo avevo un fascicolo con tutti gli abbinamenti temporali e riferimenti allo stadio della patologia per ogni scena che dovevamo girare».
BM: Com’è andato il primo incontro con Stephen Hawking?
ER: «Ero incredibilmente nervoso, avevo passato mesi a fare ricerche sulla sua vita, e quando l’ho incontrato non ho fatto altro che dare fantastiche informazioni su Stephen Hawking a Stephen Hawking, rendendomi quasi ridicolo! Ma lui è stato magnifico, divertente e spiritoso. È stato senza dubbio uno dei momenti speciali della mia vita».
BM: Era con voi sul set mentre giravate?
ER: «Si, è stato con noi alcuni giorni. La sera in cui stavamo girando la scena del party dell’Università Stephen è arrivato sul set, il volto illuminato dal monitor del computer che usa per comunicare, mentre i fuochi d’artificio andavano sullo sfondo. Un’entrata degna di una rockstar!».
BM: Parlando di rockstar e celebrità ora che sei famoso, qual è il tuo rapporto con la popolarità e i fan?
ER: «Non pensi mai di essere conosciuto, solo quando vai a degli eventi hai percezione della popolarità. Nella vita di tutti i giorni te ne rendi conto quando ti fanno le foto di nascosto in metropolitana. Mi capita spesso quando sono a Londra, lì si che mi imbarazzo! Se le persone mi chiedono di fare un selfie non c’è nessun problema, ma di nascosto è strano, ma non mi lamento».
BM: Interpreti uno dei più brillanti scienziati viventi, che rapporto hai con la tecnologia e i social network?
ER: «Brutto, davvero brutto! Non ho account ufficiali, sono un tipo old school. Ho provato a scrivere un diario ma poi ho rinunciato, a chi interessa leggere i miei pensieri? E credo che se usassi Twitter sarebbe lo stesso, passerei troppo tempo a ragionare sul twett perfetto e avrei una vocina in testa che mi ripeterebbe costantemente: “Stai cercando di essere divertente Eddie?”».
BM: Prossimamente ti vedremo nel ruolo del cattivo nel film dei fratelli Wachowski, Jupiter – Il destino dell’universo. Com’è passare al lato oscuro della forza?
«Ero già un grande fan di Matrix e Cloud Atlas e lavorare con questi registi è sempre affascinante. Vieni catapultato nella loro straordinaria immaginazione, questo ti lascia molto libero perché perdi il controllo di te stesso. Poi odio ripetermi, mi piace cambiare personaggio, ben vengano i cattivi!».
(foto: Getty Images)
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