«Ho una casa in Italia, in Umbria. In pratica passo il tempo ad attaccare la natura con sega e machete. Provare a uccidere la natura è il mio hobby: vivo in cima a una collina, ho piantato io tutti gli alberi ma è venuto fuori che sono troppo spinosi; è questo che devo combattere tutti i giorni, gli spini bianchi (lo dice in italiano, ndr). Crescono troppo in fretta. È questo che voi cittadini non capite: la natura è troppo veloce. Vivo in una giungla». Terry Gilliam vive in una giungla, dovevo immaginarlo. Siamo a Roma, in occasione della presentazione del suo ultimo cortometraggio The Wholly Family (lo potete vedere in streaming sul sito www.pastagarofalo.it), e lui indossa una larga casacca color bambù sopra un paio di pantaloni di lino neri. Ai piedi, dei sabot di pelle nera che hanno visto tempi migliori. Ha mani grandi e segnate, mani da lavoro, che raccontano la sua storia: quasi un maestro di bottega, un uomo che sul set ama inserirsi attivamente in tutto il processo creativo, dando vita alle immagini che gli popolano la testa un pezzo alla volta. Questo soprattutto gli si legge sul volto ampio e sorridente, arrossato dal sole delle colline perugine, la voglia di essere sempre attivo. «Sono venuto giù a Roma in macchina, c’ho messo giusto un paio d’ore». Visto che in questi giorni Harry Potter sta chiudendo il suo ciclo cinematografico e in passato il suo nome è stato associato alla serie, gli chiedo cosa pensa di quel che hanno fatto del personaggio. «Hanno provato a coinvolgermi solo per il primo, perché la Rowling voleva che fossi io a dirigere, e così anche i produttori; solo gli studios non mi volevano! Poi ho visto quel film e l’ho odiato, gli mancava tutta la magia. L’unico che mi è piaciuto, e l’ultimo che ho visto, è stato il terzo, quello di Alfonso Cuarón; mi è piaciuto molto. Catturava davvero lo spirito di Harry Potter e… dopo quello non ne ho più visto uno, perché mi avevano annoiato».
BM: E invece il suo Harry Potter come sarebbe stato?
Terry Gilliam:«Migliore (ride, ndr)».
BM: Un altro film che sembrava dovesse fare lei e poi hanno fatto altri è Watchmen.
TG: «Sono cresciuto con i fumetti, li amo e da lì prendo gran parte della mia ispirazione. Sono una grossa fetta della mia vita. Ho sempre pensato che Watchmen sarebbe stato difficile da girare, e penso che Zack Snyder sia partito molto bene e poi si sia via via perso, perché ci vuole più tempo per raccontare bene Watchmen. Da un certo punto di vista sono contento di non averlo fatto perché quando ho provato a scrivere un copione e condensare il libro in un film di due ore mi sono accorto che sarebbe stato impossibile».
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(Foto: Getty Images)