Abisso: la spiegazione del finale del disaster movie svedese che impazza su Netflix
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Abisso: la spiegazione del finale del disaster movie svedese che impazza su Netflix

Il film più gettonato del momento ci lascia con un finale aperto. Ecco la nostra interpretazione della sequenza conclusiva

Abisso: la spiegazione del finale del disaster movie svedese che impazza su Netflix

Il film più gettonato del momento ci lascia con un finale aperto. Ecco la nostra interpretazione della sequenza conclusiva

Abisso Netflix

Abisso, disaster movie svedese firmato dal regista Richard Holm, resta saldamente al numero 1 tra i film più visti sulla piattaforma Netflix. Ma come interpretare il suo finale aperto? Se non temete spoiler, potete proseguire la lettura e scoprire la nostra interpretazione del pay-off e le immagini finali.

Il regista svedese Richard Holm ha saputo mescolare abilmente diverse linee narrative in uno slow-burner pervaso dall’ombra di una tragedia annunciata. Ma il dissesto geologico provocato dagli scavi minerari, e la voragine che squarcerà così la terra nella piccola cittadina svedese di Kiruna, sono essenzialmente lo sfondo di una dramedy a tema familiare.

Al centro della trama di Abisso c’è infatti la figura di una donna forte, direttrice della miniera di Kiruna: Frigga, interpretata da Tuva Novotny. La donna si trova al centro di diversi conflitti. Da un lato, il suo ex marito Tuge (Peter Franzén) e il suo nuovo fidanzato Dabir (Kardo Razzazi), impegnati a provocarsi costantemente a vicenda.

Dall’altro, i suoi due figli adolescenti, Mika (Felicia Maxine) e Simon (Edvin Ryding), in rotta di collisione con l’autorità materna. Se all’inizio del film vedremo infatti Mika protestare in una manifestazione contro la miniera diretta dalla sua stessa madre, il filo conduttore del film è la ricerca di Simon.

Abisso si svolge infatti nell’arco di una sola fatale giornata, che è anche il compleanno di Simon. Dabir, il nuovo amore di Frikka, anticipa il suo arrivo in città, provocando un imbarazzante incontro con il suo ex marito Tage, ancora innamorato della donna, che in realtà continua a tergiversare da mesi, senza firmare le carte del divorzio.

Quando l’allegra brigata fa il suo ingresso nella stanza di Simon con tanto di torta e candeline accese, il suo letto è vuoto. La ricerca del ragazzino, mentre si susseguono le scosse del terremoto e quindi il disastro, scandisce l’azione, finché il suo ritrovamento coincide con il climax e un terzo atto, pronto a virare su toni decisamente drammatici.

Simon si trovava infatti in una scuola abbandonata con un gruppo di amici per giocare un torneo di Call of Duty, celebre saga videoludica, categoria sparatutto. Quando Frikka, Tuge, Mika e Dabir riescono finalmente a raggiungerlo l’edificio è collassato, tutti i suoi compagni sono morti e il ragazzo si trova intrappolato tra le macerie.

Anche quello che si è aperto nell’edificio è a tutti gli effetti un piccolo abisso. Tutta la parte finale del film è così dedicata al disperato tentativo di salvataggio del ragazzo. Dabir, esperto pompiere, si offre di tentare, ma Frikka risponde che se fallisse non potrebbe mai perdonarlo.

Deve essere lei stessa a indossare le imbracature e tentare il salvataggio. Nonostante resti gravemente ferita ad una gamba mentre tenta la discesa, ovviamente non demorde. Ma quando è il momento di risalire con i suoi due figli, qualcosa ovviamente va storto.

Il suo ex marito Tuge cerca di aiutarli nella risalita, ma si aggrappa a dei cavi e viene attraversato da una fulminante scossa elettrica. Suo figlio farà appena in tempo ad abbracciarlo prima che esali l’ultimo respiro. Le sue ultime parole saranno proprio per Dabir, cui chiede di prendersi cura dei suoi figli.

Il film si chiuderà così con una serie di vedute aeree della piccola cittadina di Kiruna e le sue bellezze naturali, oltre gli edifici, verso le montagne, il lago e gli spazi aperti. Una scelta visiva che sembra rimandare al messaggio ecologista che sottende naturalmente il film di Richard Holm.

Tra le righe, non è difficile leggere un monito contro la distruzione operata dall’uomo sulla natura.

Non prima che il regista chiuda la linea sentimentale con una immagine allusiva, che lascia gli spettatori con un finale aperto. Nella giornata del disastro, Dabir avrebbe voluto chiedere a Frikka di sposarlo, e per questo aveva anche portato con sé un anello.

La sequenza finale trova così il suo protagonista proprio questo prezioso, simbolico oggetto. Dopo oltre venti minuti di assoluta tensione, costruiti essenzialmente in stile survival movie, il regista decide così di stemperare la tensione con una nota romantica.

Dabir e Frikks si guardano dalle rispettive ambulanze, mentre vengono visitati dai paramedici. L’uomo estrae l’anello dalla tasca e rivolge il suo sguardo a Frikka. La donna improvvisamente sorride. Il finale aperto sembra così lasciar intendere che intenda accettare la proposta di matrimonio, e che dopo il disastro lei e i suoi ragazzi stiano per avviarsi verso un più rassicurante futuro.

E vissero tutti felici e contenti? Il finale aperto, per quanto tenti furbescamente di evitare i toni del più classico happy ending, finisce essenzialmente per ricalcarne i toni, solo in chiave più contemporanea. Amore, morte, lacrime, il sacrificio di un padre e la prospettiva di una nuova vita all’orizzonte.

Queste le note di chiusura di un film che non possiamo che descrivere come essenzialmente convenzionale, eppure molto efficace nel mixare i toni del dramma familiare, il dramma romantico e il disaster movie Made in U.S.A.

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