Svolta storica per il cinema in Italia. Il Ministero dei Beni Culturali ha comunicato in giornata che è stata ufficialmente abolita la censura nel cinema: una misura che era ancora in vigore, nonostante da molti anni non sia stata applicata per nessun film. Nel corso della storia del cinema nostrano, però, sono stati molti i grandi capolavori bloccati dalla normativa.
L’annuncio è arrivato dopo la firma di un decreto speciale da parte del Ministero presieduto da Dario Franceschini. Il comunicato stampa riporta:
«Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti»
L’intervento è stato attuato nell’ambito della Legge Cinema, volta a superare definitivamente la censura e soprattutto la possibilità che ad un film venga impedito di uscire nelle sale, o che possa subire modifiche e tagli. Contestualmente, però, è stata istituita una nuova commissione, presieduta dal Presidente emerito del Consiglio di Stato Alessandro Pajno. Nel comunicato, si specifica che il decreto a firma Franceschini istituisce:
«La Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura con il compito di verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche da parte degli operatori»
Non più censura, quindi, ma una classificazione decisa, oltre che dal Presidente annunciato, da altri 49 componenti della Commissione. Questi, si apprende, sono «esperti di comprovata professionalità e competenza nel settore cinematografico e negli aspetti pedagogico-educativi connessi alla tutela dei minori o nella comunicazione sociale».
La storia della censura cinematografica in Italia parte da molto lontano: la prima Commissione fu istituita per Regio Decreto nel 1914, e a farne parte erano anche madri di famiglia il cui compito era assicurare che il contenuto di un film o di un copione non fosse scabroso. La norma non solo venne mantenuta negli anni del regime fascista, ma addirittura potenziata a fini di propaganda. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, con la caduta del Fascismo e l’avvento della Repubblica la censura non cessò di essere strumento nelle mani della politica, soprattutto dietro pressioni del mondo cattolico.
Nel corso di un secolo, sono state molte le opere censurate in Italia. Tra i primi esempi di film bloccati durante l’epoca fascista, c’è anche lo Scarface di Howard Hawks del 1932, del quale Brian DePalma ha poi fatto il celebre remake. Censurati anche Il club dei 39 di Alfred Hitchcock del 1932 e naturalmente, visto il periodo e il contenuto, Il Grande Dittatore di Charlie Chaplin, uscito in Italia solo nel 1945.
Tra i più celebri nella lista dei censurati si trova anche Ossessione di Luchino Visconti le cui copie vennero distrutte dalle autorità e riuscì ad essere distribuito nuovamente solo dopo la caduta del Fascismo, grazie ad una copia sfuggito al sequestro. La fine del regime non cambiò radicalmente la situazione: Nodo alla Gola di Hitchcock, per esempio, fu bloccato fino al 1956 e anche Arancia Meccanica arrivò in Italia solo 36 anni dopo l’uscita originale del 1971.
Il caso citato più spesso è ovviamente quello di Ultimo Tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, sequestrato il 30 dicembre 1972 per «esasperato pansessualismo fine a se stesso». Seguirono anni e anni di battaglie legali e denunce ai festival che lo proiettavano, fino alla decisione della Cassazione di riabilitare il film nel 1987. Negli stessi anni venne sequestrato anche Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini, arrivato in tv solo nel 2005.
Non mancano altri esempi dal mondo del cinema pornografico e di quello della violenza estrema: a subire censura in Italia infatti sono stati anche Gola Profonda di Gerard Damiano e Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato, la cui versione integrale si è vista solo nell’edizione DVD.
Uno degli ultimi film “vietati a tutti” dalla Commissione di Revisione Cinematografica è stato Totò che visse due volte di Cipri e Maresco. Il giorno prima dell’uscita nelle sale, nel 1998, venne bloccato per presunta denigrazione della «dignità del popolo siciliano, del mondo italiano e dell’umanità». Venne tacciato di «disprezzo verso il sentimento religioso”, ma anche di scene «blasfeme e sacrileghe, intrise di degrado morale». La decisione venne poi ribaltata in appello.
L’ultimo film censurato in Italia? Si tratta dell’horror Morituris di Raffaele Picchio. Nel 2012, la Commissione negò il nulla osta «motivi di offesa al buon costume, intendendo gli atti di violenza e di perversione sulle donne, motivati dal gusto della sopraffazione e dall’ebbrezza della propria forza rafforzata dal consumo di alcool e droga». La sua «perversità e il sadismo gratuiti» rappresentano il primo (e unico) caso di censura eclatante del nuovo secolo.
QUI L’ELENCO DI TUTTI I FILM CENSURATI IN ITALIA
Con la decisione odierna del Ministero dei Beni Culturali, ora le opere potranno solo essere classificati diversamente, ma in nessun caso bloccati o vietati. Una piccola possibile rivoluzione che va incontro all’espressione artistica ma, paradossalmente, controcorrente rispetto alle esigenze del “politicamente corretto” che hanno toccato molti film negli ultimi anni.
Foto: Sunset Boulevard/Corbis via Getty Images
Fonte: Ministero dei Beni Culturali
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