«Ci serve una barca più grossa!» esclamava Roy Scheider in Lo squalo di Spielberg, di fronte all’onnipotenza del predatore acquatico che dà il titolo al film. «Allora a noi serve un transatlantico!» potrebbe rispondere Jason Statham, protagonista di Shark – Il primo squalo, in sala dal 9 agosto. Perché se il bestione dello zio Steven era lungo dieci metri di denti e ferocia, il Megalodon che attacca il sottomarino di ricerca nel film di Jon Turtletaub raddoppia: oltre venti metri di creatura consumata da una fame preistorica, e con una grande voglia di rompere il digiuno a botte di snack di carne umana. Una classica “minaccia dal profondo”, insomma, di quelle che, ogni estate, ritornano al cinema a terrorizzare i bagnanti e a convincere migliaia di turisti che forse la montagna è una meta più sicura per le vacanze; una tradizione cominciata nel 1975 grazie (o per colpa di?) Spielberg e che, estate dopo estate, si rinnova con nuovi mostri e nuovi terrori, ma con una costante inamovibile: la paura più grande e quella dell’ignoto, e non c’è nulla di più ignoto degli abissi marini.
Guardando le prime immagini di Shark – Il primo squalo, con la cavernosa bocca del pescione che quasi inghiotte il sottomarino dove si svolge gran parte del film, non è difficile capire il fascino di questi animali, mostri preistorici – letteralmente, visto che lo squalo più vecchio del mondo è nato 420 milioni di anni fa –, intelligenti come i raptor di Jurassic Park e che sembrano esistere unicamente per divorare qualsiasi cosa si muova; gli antagonisti perfetti per qualsiasi monster movie, e dominatori di un mondo, quello acquatico, nel quale noi creature terrestri ci sentiamo sempre a disagio, fuori posto. Eppure, se ci si immerge nella storia del cinema e si fa un po’ di archeologia, si scopre che è da “solo” 40 anni che gli horror subacquei (categoria che abbiamo appena inventato ma che ci sembra perfetta per il nostro discorso) hanno preso piede, o pinna, nel genere. Come detto sopra, il merito è di Spielberg: non stupiremo nessuno dicendo che Lo squalo è uno dei film più rivoluzionari di sempre, sia per il modo in cui costruisce la tensione e la fa deflagrare mostrando poco o nulla del mostro, sia perché fu il primo a sfruttare davvero l’ambientazione acquatica e il nostro irrazionale terrore del blu profondo per raccontare un’avventura.
Il servizio completo è pubblicato su Best Movie di agosto, in edicola dal 30 luglio
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