Addio a Lando Buzzanca: l’attore è scomparso oggi all’età di 87 anni ed era ricoverato da alcuni giovani presso il Policlinico Gemelli di Roma.
All’anagrafe Gerlando Buzzanca, il popolare interprete era nato a Palermo il 25 agosto 1935. Proveniente da una famiglia di attori (lo era lo zio Gino e, in seguito, lo divenne anche il padre Empedocle, di mestiere proiezionista), Buzzanca aveva compiuto gli studi nel capoluogo siciliano per poi trasferirsi a Roma a diciassette anni per frequentare i corsi di recitazione dell’Accademia Sharoff, prima scuola d’arte drammatica italiana a praticare il metodo Stanislavskij.
Dopo alcuni film girati come comparsa, tra cui il kolossal Ben-Hur dove interpretava uno degli schiavi della galea, esordì in ruoli di rilievo nel 1961 con Pietro Germi, che lo scelse per la parte di Rosario Mulè in Divorzio all’italiana, e, successivamente, per quello di Antonio in Sedotta e abbandonata. Nel 1964 partecipò, come attore non protagonista, al film di Luciano Ricci Senza sole né luna, sulla dura vita da minatori durante gli ultimi mesi di scavo per il traforo del Monte Bianco.
La notorietà internazionale gli arrivò con Il merlo maschio, commedia del 1971 diretta da Pasquale Festa Campanile (che adattò Il complesso di Loth dello scrittore Luciano Bianciardi), nella quale interpretava il violoncellista Niccolò Vivaldi, represso, frustrato e perennemente ignorato da chi gli stava intorno, che tentava di guadagnare consensi e sicurezza fotografando nuda la bella moglie Costanza (Laura Antonelli) per mostrarne il corpo e le grazie ai conoscenti, anche se la situazione sarebbe finita ben presto col deragliare.
Negli anni seguenti si trovò così a recitare al fianco di famose attrici del momento, come Claudia Cardinale, Catherine Spaak, Barbara Bouchet, Senta Berger e Joan Collins, mentre, nel periodo di esplosione della cosiddetta commedia sexy all’italiana, preferì lavorare in radio come protagonista di Gran varietà con il grottesco “Buzzanco“, erede del personaggio televisivo inventato per la serie Signore e signora.
In carriera interpretò molti generi popolari che contribuirono alla sua riconoscibilità presso gli spettatori, dalla spy story nostrana (James Tont operazione U.N.O., James Tont operazione D.U.E.) allo spaghetti western (Ringo e Gringo contro tutti, Per qualche dollaro in meno), mentre molto spesso la critica lo confinò a interprete pressoché esclusivo di film di serie B a tematica sessuale con protagonisti uomini ruspanti, virili e fortemente ancorati all’esercizio della propria sessualità fallica (anche se Buzzanca preferì spesso partecipare a film più sostenuti e meno “scollacciati”, come Don Giovanni in Sicilia di Alberto Lattuada, tratto dal romanzo di Vitaliano Brancati).
Dopo alcuni anni di attività in teatro, nel 2005 tornò a lavorare per la televisione con la fiction Mio figlio, nel ruolo del padre poliziotto di un ragazzo omosessuale, ottenendo uno straordinario successo di pubblico (e qualche critica dagli ambienti di destra, ai quali Buzzanca mostrò sempre vicinanza e adesione), tanto che cinque anni più tardi verrà prodotto un sequel, Io e mio figlio – Nuove storie per il commissario Vivaldi, andato in onda nel 2010, anno in cui Buzzanca compare anche nelle miniserie Lo scandalo della Banca Romana e Capri 3.
Nel 2007 recitò nel lungometraggio cinematografico I Viceré di Roberto Faenza, per il quale viene candidato al David di Donatello per il miglior attore protagonista e vince il Globo d’oro al miglior attore per il ruolo del Principe Giacomo. Gli ultimi anni della sua vita furono segnati da episodi dolorosi, quali un tentativo di suicidio e una malattia invalidante che lo costrinse in carrozzina e ne compromise le facoltà cognitive.
Foto: Getty (Franco Origlia/Getty Images)
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