La scrittrice Michela Murgia è morta a Roma a 51 anni. Nei mesi scorsi aveva rivelato di essere affetta da un carcinoma renale al quarto stadio e aveva vissuto pubblicamente la sua malattia, rivelata a maggio in un’intervista con Aldo Cazzullo al Corriere della Sera, raccontando anche del tema della “sopravvivenza emotiva” nel suo ultimo libro, Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi, uscito per Mondadori in primavera.
Nata Cabras, in Sardegna, nel 1972, prima di essere scrittrice era stata insegnante di religione nelle scuole, venditrice di multiproprietà, operatrice fiscale, dirigente amministrativa in una centrale termoelettrica e portiera notturna.
Nel suo primo libro, Il mondo deve sapere, concepito inizialmente sotto forma di blog, aveva raccontato degli operatori di telemarketing di un call center di una multinazionale, raccontando lo sfruttamento e la manipolazione psicologica dei lavoratori precari. Dal libro è stata tratta l’opera teatrale Il mondo deve sapere e ha ispirato la sceneggiatura del film Tutta la vita davanti di Paolo Virzì. Con il romanzo Accabadora, storia di eutanasia e adozione nella Sardegna degli anni ’50, vinse il premio Dessì, il Super Mondello e il premio Campiello.
Tra le sue opere successive Ave Mary. E la chiesa inventò la donna, Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe, Stai Zitta, e altre nove frasi che non vogliamo sentire più e God Save the Queer. Catechismo femminista.
Foto: Getty (Valerio Pennicino/Getty Images)
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