I The JackaL sono il fenomeno comico e generazionale più attuale del momento. Degli youtubers napoletani che non hanno bisogno di grosse presentazioni e che si sono ritagliati una fetta sempre più grande di immaginario collettivo grazie a tormentoni diventati proverbiali (Gay Ingenui, Gli effetti di Gomorra sulla gente).
Satira, riconoscibilità, immediatezza: tutte caratteristiche che hanno contribuito a renderli una presenza invasiva e quotidiana nella vita di tanti fruitori della rete. L’accesso alla comicità con YouTube in fondo è sempre più una pulsione da soddisfare ora e subito, per cui basta un’intuizione folgorante o un singolo lampo di luce a creare un video riuscito quando va bene e un tormentone virale quando va benissimo.
Se tutto ciò si vuole portare al cinema, dove la comicità ha ritmi serrati, esigenze durissime ed equilibri spietati, serve anche un immaginario di riferimento che sia il più solido possibile. Un universo riconoscibile, cui i The JackaL hanno provato a dare vita con il loro esordio cinematografico AFMV – Addio Fottuti Musi Verdi, presentato in anteprima ad Alice nella città, guardando sia alla teen comedy americana che a tanta fantascienza adolescenziale, senza per questo disdegnare la farsa partenopea 2.0 che è il loro cavallo di battaglia, il più ruspante dei loro assi nella manica.
Il risultato finale, diretto da Francesco Capaldo (in arte Ebbasta), non convince certo appieno, perché le singole trovate e la folle idea di fondo (Ciro che invia per errore il proprio curriculum di grafico nello spazio e viene assunto dagli alieni) rimangono un po’ scollate, come pezzi di un puzzle creativo che la sceneggiatura non riesce ad incollare tra loro: degli stimoli troppo diversi e disorganici, probabilmente, per far quadrare i conti in un disegno unico.
Eppure in questo esordio a suo modo ambizioso e sicuramente sgangherato si respira una certa dose di contagiosa pazzia, una sincera pulsione verso la novità, perfino una cura insolita per i dettagli: il design degli alieni non sarà memorabile, ma si può ammirare la voglia degli autori di prendere sulle spalle un’ambientazione sci-fi qualunque e di contaminarla col proprio bagaglio di riferimento: un misto di autocitazioni, injoke a più non posso, strizzate d’occhio ai fan duri e puri e naturalmente a Gomorra – La serie (la friggitoria Deux Fritures dove lavora Ciro), per non parlare della consueta cinefilia alimentare e del ricorso al film nel film, che poi è quello del titolo, come pretesto esplosivo.
In Addio Fottuti Musi Verdi c’è anche la spinta di una vena parodica che fa piazza pulita del bon ton e che non teme, nel passaggio dal piccolo schermo dello smartphone al cinema, di risultare estrema e caricaturale come su Youtube. Il problema però è che non è detto che i ralenti esilaranti sulle azioni di Ciro (l’esempio più evidente), che su YouTube funzionano così bene, facciano altrettanto anche sul grande schermo. Perché il linguaggio cinematografico ha delle forme codificate che è impossibile piegare al proprio volere in maniera così facile e automatica, andrebbero piuttosto dominate e plasmate prima di essere cavalcate a proprio favore.
Addio Fottuti Musi Verdi ci riesce solo in parte, ma dimostra comunque di poter disporre di un serbatoio di risorse non trascurabile, a cominciare dalla bella triangolazione tra Ciro Priello, Fabio Balsamo e Beatrice Arnera che prende corpo col passare dei minuti e nel finale – la parte migliore, complice un cameo da urlo di Gigi D’Alessio from outer space – si fa anche trio comico oltre che semplice triangolo affettivo e sentimentale, superando la convenzionalità fin lì imposta da ruoli del migliore amico e della fidanzata del protagonista.
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