Al Bif&st la tv entra nel grande schermo
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Al Bif&st la tv entra nel grande schermo

Anteprime italiane al Bari International Film & Tv Festival: Mar Piccolo e la fiction su Basaglia

Al Bif&st la tv entra nel grande schermo

Anteprime italiane al Bari International Film & Tv Festival: Mar Piccolo e la fiction su Basaglia

Non solo cinema al Bif&st, ma anche fiction per la tv. Un applauso lungo 15 minuti, dopo una visione di circa tre ore, trova solo un precedente, a Cannes, con La meglio gioventù, concepito inizialmente come una serie tv in 4 puntate. In anteprima al Bif&st, infatti, è approdata C’era una volta la città dei matti, per la regia di Marco Turco (nella foto a sinistra con il protagonista Fabrizio Gifuni): una fiction in due puntate dedicata alla figura dello psichiatra Franco Basaglia, il medico che che con la legge che impose la chiusura dei manicomi in Italia, attuò una rivoluzione sanitaria e sociale ed “è sto riportato in vita” da Fabrizio Gifuni (ospite del Festival). La vicenda ha inizio nei primi anni Sessanta e si sviluppa per un ventennio, raccontando la crudeltà dei trattamenti manicomiali di quel periodo con correttezza storica e capacità di creare emozioni. Vittoria Puccini interpreta una paziente internata da ragazzina pur non essendo matta, che si trasforma in una creatura ribelle e aggressiva perché tenuta in gabbia come un animale.

Proiezione da tutto esaurito per Mar Piccolo di Alessandro Di Robilant, (conosciuto al suo esordio alla regia con Il giudice ragazzino), che trova nel cinema di denuncia sociale le sue migliori corde narrative. Il film è ambientato nella periferia delle periferie, in una società di ultimi, in cui i valori sembrano ribaltati in favore dell’illegalità e della violenza della malavita locale. In questo contesto fatto di case prefabbricate e precarietà quotidiana, Tiziano (l’esordiente Giulio Baranek) sembra l’unico ad avere una possibilità di fuga, grazie all’intelligenza e alla voglia di evasione che lo rendono diverso dal mondo che lo circonda. «La pazzia è l’assenza di stimoli».

Insomma, mentre i personaggi della fiction di Marco Turco sono ricoverati in un edificio senza possibilità di uscire da una reclusione che è solo mentale (anche quando lo psichiatra inizia a mettere in moto il meccanismo della riforma slegandoli e permettendogli di uscire nel giardino del manicomio, questi non ne hanno il coraggio); Tiziano, il protagonista di Mar Piccolo, cerca in ogni modo di fuggire da un futuro che sembra segnato, di “slegarsi”, non si piega a vivere in un paese in cui per ottenere qualsiasi cosa bisogna rivolgersi al boss locale. Ma ogni tentativo sembra spingerlo all’unica realtà possibile per la sua gente, e finisce persino in carcere per un furto commesso nella speranza di pagare i debiti di gioco del padre. Il film è una corsa in moto che lo riporta al punto di partenza, e solo l’amore per una sua coetanea sarà la spinta che lo condurrà lontano da una realtà che non può cambiare. E’ il malessere della società che ci fa ammalare. Anche i matti di Basaglia trovano nell’amore la forza per evadere non fisicamente ma mentalmente, e guariscono. Compiono una rivoluzione dall’interno, restando rinchiusi in un edificio. Non avranno mai la possibilità di uscirne completamente se non per poche ore di visita ai familiari. Tiziano quando riesce ad andare via lo fa per sempre, cambia città ricominciando una vita. Il film e la fiction si concludono con un finale non edulcorato, un compromesso tra finzione cinematografica e realtà. E il pubblico del Bif&st applaude gli slegati.

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