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Il tema dell’integrazione tra razze e culture differenti è stato spesso originale fonte d’ispirazione per registi e sceneggiatori: il divertente District 9 (2009), del regista sudafricano Neill Blomkamp, descrive ad esempio la difficile convivenza tra umani e alieni in un quartiere di Johannesburg; e anche il recentissimo Arrival di Denis Villeneuve, attualmente in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, tratta, seppur marginalmente, questo argomento. Ma cosa succederebbe se a dover convivere con gli umani fossero i mostri allucinanti nati dalla fantasia disturbata di H.P.Lovercraft? A chiederselo, questa volta, è il duo Matteo Curtini e Leonardo Moretti, già conosciuti per il popolarissimo roleplay horror Sine Requie nonché italianissimi autori dell’Alba di Cthulhu, nuovissimo gioco di ruolo edito da Asterion Press.
L’anno è il 1937, quello del proibizionismo, del disastro del dirigibile Hindenburg, del presidente Roosvelt, di Al Capone; l’America sta ancora leccandosi le ferite conseguenti alla “Grande Depressione” del ’29, ed è in questo periodo storico, confuso ma ricco di opportunità, che si verifica, nella finzione narrativa del gioco, un evento straordinario: dalle acque dell’Oceano Atlantico riemerge l’antica città perduta di Rl’yeh e, insieme ad essa, risorge il Grande Cthulhu, portando con sé tutta la progenie di creature mostruose che i lettori lovercraftiani ben conoscono. Ma – e qui sta l’idea geniale degli autori – i mostri non sembrano nutrire, nei confronti del genere umano, le velleità ostili e distruttive che tutti temono e che si rivelano essere un mero pregiudizio: nel mondo dell’Alba di Cthulhu, umani, dagoniani, MiGo e ghoul convivono pacificamente in una società multietnica e perfettamente integrata.
Certo, non sono tutte rose e fiori: nella città di Rl’yeh ogni singolo spostamento può rivelarsi fatale a causa della geometria non euclidea che ne definisce la planimetria e che può far precipitare gli ignari cittadini in abissi transdimensionali solo per aver attraversato distrattamente la strada. Anche il sistema di trasporti è tutt’altro che affidabile: i mezzi pubblici, ad esempio, sono assegnati a “Tentacolobus”, un’azienda municipalizzata che, oltre a essere profondamente corrotta, fa uso di una flotta di mezzi in cui i passeggeri rischiano quotidianamente la vita. Ma non mancano neanche le comodità: ristoranti alla moda costeggiano le vie più lussuose della città, esclusivi club attraggono i cittadini – umani e non – più facoltosi mentre nei principali teatri si esibiscono i gruppi musicali più popolari del momento, come la celebre “MiGo Band”, le cui arie Jazz non hanno eguali in tutta Rl’yeh.
In questo contesto bizzarro, i giocatori svolgono il ruolo di investigatori privati: Alba di Cthulhu è infatti un GdR hard-boiled, un poliziesco alla Raymond Chandler, intriso di atmosfere “noir” in un’ambientazione allucinante e avvincente come quella di Lovercraft. Da notare che, proseguendo la tradizione inaugurata con Sine Requie, gli autori hanno realizzato un gioco di ruolo in cui i più tradizionali dadi sono stati sostituiti da un normale mazzo di carte da poker (ma è anche possibile acquistare, a parte, lo splendido mazzo “griffato” del gioco). Si tratta, evidentemente, di un prodotto non adatto a tutti: i temi trattati possono risultare, in alcuni casi, disturbanti, e il mondo di Cthulhu può non piacere agli amanti dell’horror più classico, ciò nonostante, Alba di Cthulhu è, nel suo genere, un piccolo e semisconosciuto capolavoro che raccomandiamo a tutti gli appassionati di roleplaying games.
Scheda tecnica
AUTORI: Matteo Curtini e Leonardo Moretti
EDITORE: Asterion Press
GENERE: Gioco di Ruolo
NUMERO GIOCATORI: 3-8
ETÀ: 12+
DURATA MEDIA: 120’
PREZZO CONSIGLIATO: 34,90€
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