L’intervista completa è pubblicata su Best Movie di febbraio
Dai palcoscenici teatrali alla ribalta cinematografica, limitando al massimo la presenza in tv. Alessandro Siani è attore e sceneggiatore di successo. E ora anche regista. Ma soprattutto indolente, almeno così si autodefinisce – con sana ironia partenopea – quando, chiacchierando prima dell’intervista, auspica l’invenzione di una tecnologia che gli permetta di essere sostituito in volto (un po’ alla Looper) così da poter restare tranquillamente a casa. O che si affermi il 5D, ovvero «l’attore a domicilio che viene a recitare nel tuo salotto». Insomma, non c’è verso di condurre un’intervista seria con Siani e la cosa non ci dispiace affatto. Ma quando si parla del suo nuovo film Il principe abusivo, l’attore napoletano diventa molto preciso e sottolinea più volte l’urgenza di fare un cinema comico senza scadere nel linguaggio volgare.
A quando risale il progetto de Il principe abusivo?
«Ai tempi di Benvenuti al Sud. Ero interessato a raccontare un’altra storia che poteva continuare su quella scia, ma sostituendo l’argomento Nord e Sud con il tema della ricchezza e della povertà che in questo momento, anche più di quando l’avevo concepito, è un tema molto importante. Il progetto piacque molto a Cattleya che decise di lavorarci ma non prima di Benvenuti al Nord».
E qual è il tuo ruolo nel film?
«Quello dello scroccone. Il mio personaggio ha questa particolarità di interpretare la sua difficoltà economica con un tocco di genialità napoletana, riuscendo a vivere non spendendo mai soldi. E quando gli serve del contante si adopera per testare dei farmaci sperimentali, che rendono del tutto imprevedibile il suo carattere».
Il tuo personaggio ha un consulente d’amore molto particolare, interpretato da Christian De Sica, in una parte che pare scritta apposta per lui…
«Esattamente, interpreta un ciambellano di corte e il ruolo è stato scritto per lui perché avevo visto suo padre, il grande Vittorio, nel Conte Max e mi ha fatto pensare che Christian fosse quello giusto per il personaggio. La cosa più importante per lui era capire la mia volontà di fare una commedia sofisticata, ovvero basata su una regola: nessuna parolaccia! E da grande attore qual è, ha fornito sfumature comiche al fianco di altre più tenere, mostrando tutto ciò che in grado di fare. È un attore fantastico».
Credi molto in questa esigenza di non abusare con l’uso delle parolacce…
«È il mio stile. Voglio fare ridere senza doppi sensi facili e volgarità; ti assicuro che è più difficile di quanto immagini. Per me era fondamentale che gli attori capissero questa necessità. È l’unico omaggio che mi posso permettere ai grandi maestri della commedia italiana». […]
(Foto Getty Images)
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