Nonostante il suo target principale siano sempre stati i bambini, Disney si è sempre “dilettato” con l’inserimento di elementi oscuri nelle sue opere: alcuni film della Casa di Topolino si limitano a sfiorare tematiche cupe, mentre altri sono riusciti a spaventare intere generazioni. Che si tratti di toni narrativi, come in Pinocchio, o di immagini inquietanti, come in Fantasia, molti di noi conservano ricordi di un film Disney che, in qualche modo, continua a evocare paura anche da adulti.
Tuttavia, pochi titoli riescono a bilanciare bellezza e terrore come Il gobbo di Notre Dame. Questo capolavoro animato, pur celebrato per la sua straordinaria qualità visiva e narrativa, contiene una scena che ancora oggi riesce a inquietare, nonostante sia apparentemente gioiosa: la Festa dei Folli.
Il film tratto dall’opera di Victor Hugo rappresenta un unicum nel panorama dell’animazione Disney, che affronta tematiche “adulte” come la tirannia, il pregiudizio e la giustizia sociale. La pellicola si apre con un omicidio davanti alla cattedrale, stabilendo immediatamente un tono più maturo rispetto ad altri classici Disney. Tuttavia, nonostante queste scelte coraggiose, è la Festa dei Folli a rimanere impressa come una delle sequenze più inquietanti. In apparenza, dovrebbe rappresentare un momento di celebrazione e spensieratezza per Quasimodo, che finalmente realizza il suo sogno di lasciare il campanile. Ma dietro il caos colorato e festoso si cela una realtà traumatizzante: la gente lo deride, lo spaventa e lo umilia pubblicamente. Per un bambino che guarda il film, questo ribaltamento emotivo è particolarmente scioccante, poiché il sogno di Quasimodo si trasforma rapidamente in un incubo.
Guardare la scena dalla prospettiva di Quasimodo rivela un livello di terrore che va oltre l’apparente caos festivo. Il fatto che il suo più grande desiderio – essere accettato dal mondo esterno – si trasformi in una tortura psicologica rende il tutto ancora più straziante. E questa angoscia si amplifica con le visioni successive del film, dove ogni dettaglio sembra sottolineare il senso di isolamento e crudeltà.
La Festa dei Folli non è solo una sequenza animata ben costruita; è anche un potente specchio delle esperienze di emarginazione e bullismo che molte persone affrontano nella vita reale. La violenza psicologica e fisica inflitta a Quasimodo ricorda dolorosamente le dinamiche di esclusione sociale e il dolore che ne deriva. Anche l’apparente “luce” in questa scena – l’incontro tra Quasimodo ed Esmeralda – avviene in un contesto di violenza e umiliazione. La loro amicizia nasce, infatti, dal gesto di Esmeralda di intervenire per fermare la tortura pubblica, sottolineando come l’empatia possa emergere anche nei momenti più oscuri.
Nonostante ciò, la scena rappresenta un punto cruciale nella storia di Quasimodo: la sua sofferenza e il suo desiderio di essere accettato lo rendono uno dei personaggi più profondi e umani della tradizione Disney. Questa complessità emotiva rende il film non solo un classico dell’animazione, ma anche una potente lezione di resilienza e coraggio.
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Fonte: Collider
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