Vita dura per gli sceneggiatori di Avatar. Il kolossal di James Cameron, da poche settimane tornato ad essere il film con l’incasso più alto nella storia del cinema, è in attesa dell’uscita del primo dei numerosi sequel annunciati: la data prevista è dicembre 2022, salvo ulteriori rinvii. A quel punto, saranno passati 13 anni dall’uscita nelle sale del primissimo Avatar, quello che ha segnato parte della storia del cinema recente. Tanto che lavorare ai sequel non è stato affatto facile.
Stando ad alcune dichiarazioni del 2016, il grande progetto prevedeva di girare insieme tutti i film e rilasciarli a distanza di 2 anni l’uno, a partire dal 2018. Il progetto ha evidentemente subito pesanti battute d’arresto, ma alla fine l’anno scorso è stata annunciata la fine delle riprese di Avatar 2. A rivelare le difficoltà e il livello di attenzione riservata agli annunciati quattro sequel di Avatar è stato lo stesso James Cameron. Il regista premio Oscar, in una recente intervista per il The Marianne Williamson Podcast, ha parlato proprio del lavoro che c’è stato dietro alla scrittura dei film.
«Quando mi sono messo a scrivere i sequel, sapevo che sarebbero stati tre e forse addirittura quattro. Ho messo insieme un gruppo di sceneggiatori e ho detto: ‘Non voglio sentire nessuna nuova idea o pitch fino a quando non avrete passato abbastanza tempo a capire che cosa ha funzionato con il primo film»
Il primo Avatar del 2009 è arrivato ad incassare oltre 2.8 miliardi di dollari al botteghino e per il regista il risultato non è stato casuale: la storia, secondo lui, è stata in grado di connettere e conquistare persone di ogni tipo di cultura, arrivando così ad essere il film numero uno in ogni paese del mondo. Partendo da questo assunto, James Cameron ha avvisato gli sceneggiatori dei sequel:
«Volevano continuamente parlarmi di nuove idee. Ho detto: ‘Non siamo ancora quel punto’. Alla fine, ho dovuto minacciare di licenziarli tutti perché facevano quello che fanno gli scrittori, ossia tentare di creare nuove storie. Ma ho detto: ‘Dobbiamo capire qual è stata la connessione e proteggerla, conservare quella fiamma e alimentarla’».
Insomma, prima di mettere mano a trame e dialoghi, per Cameron era fondamentale capire il segreto del suo stesso successo. Per farlo, ha diviso in tre livelli il primo Avatar, cercando di capire la struttura che l’ha reso un fenomeno mondiale. Il primo livello, ha dichiarato, era la trama pura e semplice, il secondo «lo spiritualismo e i temi del capitalismo, imperialismo, colonialismo, violazione dei diritti umani e disordine nell’equilibrio naturale». Il livello più importante e profondo, però, sarebbe il terzo:
«C’era un terzo livello ed eravamo tutti d’accordo a riguardo, ma era un livello più onirico di quanto si possa esprimere con una frase. Non c’era nessun -ismo all’interno, era come un desiderio onirico di appartenenza, di essere in quel luogo, in un luogo che fosse sicuro e in cui volessi davvero stare. Che fosse volare, il senso di libertà ed estasi, oppure che fosse trovarsi in una foresta in cui poter sentire il profumo della terra… Era un’esperienza sensoriale che comunicava ad un livello profondo. Questo era lo spirito del primo film»
Una riflessione decisamente profonda, introiettata la quale gli sceneggiatori hanno avuto il via libera per ideare nuove trame e storie. Molte sono state rifiutate, proprio perché non puntavano in quella direzione che Cameron definisce come «una sensazione di sogno ad occhi aperti». Quale sia stato il risultato e soprattutto se avrà lo stesso impatto di 13 anni fa, lo si potrà vedere solo a partire dalla fine del 2022.
Foto: 20th Century Fox
Fonte: The Marianne Williamson Podcast
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