Mentre Avatar – La via dell’acqua punta al traguardo dei 2 miliardi di dollari, sul web il regista James Cameron è diventato il bersaglio di numerose critiche da parte delle comunità di nativi americani, che si stanno organizzando per boicottare il film a causa di alcune dichiarazioni rilasciate dal regista nel 2010.
All’epoca del lancio nelle sale del primo capitolo della saga, l’autore si era schierato contro il progetto della diga idroelettrica di Belo Monte, la cui costruzione ha portato gli indigeni che vivevano in Amazzonia ad abbandonare le loro terre. A tal proposito, il Guardian aveva scritto un articolo in cui Cameron affermava che il tempo trascorso con le tribù amazzoniche lo aveva portato a riflettere sulla violenza perpetrata dai colonizzatori nei confronti delle popolazioni indigene del Nord America, spiegando che la loro storia era stata la “forza trainante” della sceneggiatura di Avatar.
«Mi sono sentito come se fossi tornato indietro nel tempo di 130 anni e avessi visto ciò che i Lakota Sioux avrebbero potuto dire in un momento in cui venivano cacciati, uccisi e veniva chiesto loro di lasciare le loro terre mentre gli veniva offerta una qualche forma di risarcimento. Questa è stata una forza trainante per me nella scrittura di Avatar. Non ho potuto fare a meno di pensare che se all’epoca i Lakota Sioux avessero avuto una finestra temporale e avessero potuto guardare al futuro, ai suicidi dei loro figli, la cui comunità ha i più alti tassi di suicidi della nazione poiché si sente senza speranza e senza via di fuga, avrebbero combattuto molto più duramente».
Sebbene sia evidente che James Cameron abbia pronunciato queste parole senza l’intento di offendere o sminuire in qualche modo la storia dei nativi americani, sono in molti a non aver gradito le sue dichiarazioni. In particolar modo l’ultima frase del suo discorso, che sembra attribuire un qualche tipo di “colpa” alle popolazioni che non hanno reagito abbastanza duramente agli attacchi dei colonizzatori.
A riportare all’attenzione del pubblico l’intervista è stata l’artista Johnnie Jae, delle comunità Otoe-Missouria e Choctaw, suscitando diversi commenti di sdegno da parte degli utenti social. «A quanto pare James Cameron ha creato Avatar per ispirare i miei antenati morti a ‘combattere più duramente’», ha scritto Johanna Brewer, professoressa di informatica allo Smith College. «Basta con questo complesso del salvatore, amico».
«Eww, bel modo di incolpare le vittime senza riflettere sulla tua posizione privilegiata», ha aggiunto Lydia Jennings, del popolo Wixárika e Yoeme. «Ho visto il primo Avatar ed ero infastidita dal modo in cui la gente ne ha celebrato la storia senza riflettere su quante nazioni indigene, nel presente, stanno ancora combattendo».
Brett Chapman, avvocato per i diritti civili dei nativi americani, denunciando i commenti di Cameron ha definito “Avatar” la classica “storia del salvatore bianco al suo apice”, mentre l’autrice televisiva Kelly Lynne D’Angelo ha suggerito che le persone potrebbero “donare i soldi destinati ad Avatar alle comunità native”, anziché andare al cinema.
Oltre alle critiche per le sue dichiarazioni, James Cameron è stato attaccato anche per aver offerto ad attori principalmente caucasici i ruoli di personaggi ispirati ai nativi americani e alle altre tribù indigene sparse per il mondo, utilizzando a tal proposito il termine “blueface”, riferito al fenomeno che si verifica quando un autore si appropria delle culture non-bianche per creare un mondo di finzione i cui personaggi sono invece interpretati da bianchi.
Per tutti questi motivi, le comunità dei nativi americani sono state chiamate a boicottare Avatar – La via dell’acqua in un post che ha raggiunto, al momento, quasi 45.000 like.
Do NOT watch Avatar: The Way of Water
Join Natives & other Indigenous groups around the world in boycotting this horrible & racist film. Our cultures were appropriated in a harmful manner to satisfy some 🏳 man’s savior complex.
No more Blueface!
Lakota people are powerful! pic.twitter.com/NmHVU565u3— 🌽Asdzáá Tłʼéé honaaʼéí🌽(She/Her)🌽 (@asdza_tlehonaei) December 18, 2022
Fonte: Los Angeles Times
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