Ave, Cesare! Ave, George! Clooney mattatore con la stampa in apertura della Berlinale 2016
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Ave, Cesare! Ave, George! Clooney mattatore con la stampa in apertura della Berlinale 2016

Il festival tedesco ha aperto i suoi battenti con la celebrazione della golden age di Hollywood diretta dai fratelli Coen

Ave, Cesare! Ave, George! Clooney mattatore con la stampa in apertura della Berlinale 2016

Il festival tedesco ha aperto i suoi battenti con la celebrazione della golden age di Hollywood diretta dai fratelli Coen

Tra goliardia e appelli all’impegno pubblico, il cast e i registi del film Ave, Cesare! , fratelli Coen conquistano la stampa all’incontro con i giornalisti in apertura del Festival di Berlino.

«È già il quarto film che faccio con i Coen. Ogni volta mi mandano uno script dicendomi che hanno scritto il personaggio pensando a me e ogni volta è un tipo sempre più stupido e ottuso… non so che pensare» dichiara con grande autoironia George Clooney dettando il tono all’incontro con la stampa che segue la proiezione dell’ultimo film dei fratelli Coen. Scherza con i giornalisti rispondendo come farebbe Baird Whitlock, star dei sandaloni rapita da un gruppo di sceneggiatori comunisti che interpreta nel film, fa domande scorrette ai colleghi  e ai giornalisti, senza sottrarsi mai al gioco. Clooney è così e ruba la scena a tutti, compreso il protagonista, il povero Josh Brolin, che però la prende con filosofia e ringrazia dell’opportunità di recitare un ruolo per lui abbastanza inedito.

I fratelli Coen, da parte loro, chiariscono a più riprese che il loro pirotecnico omaggio al cinema hollywoodiano anni ’50 è più che un’operazione nostalgia l’espressione della loro ammirazione per quella che a loro avviso era «una macchina perfettamente organizzata per produrre un certo tipo di film. Non è il nostro cinema, non è quello che facciamo noi, ma di certo un sistema perfettamente efficiente e per questo anche interessante da raccontare»

Non manca un momento di nervosismo quando Clooney viene incalzato circa il suo personale impegno nelle questioni legate all’emergenza rifugiati, che per la Germania è certo una ferita aperta. L’attore, che domani incontrerà anche Angela Merkel per parlare di questioni umanitarie, aveva già dichiarato il suo interesse per questioni in cui si è abbondantemente speso che negli anni passati (vedi il Darfour) ha sottolineato, con diplomazia,  la difficoltà del mondo del cinema a raccontare queste storie a caldo senza rischiare il cliché. E a di fronte a chi lo incalza pretendendo dalle “figure pubbliche” una pubblica presa di posizione ribatte, senza cattiveria ma con decisione: «E lei cosa fa personalmente? ». A Clooney, di cui si conosce l’impegno su molte questioni scottanti, evidentemente non piace chi parla e non fa. Un momento si tensione e poi torna al sorriso: lui più di tutta dimostra di sapere che la missione di Hollywood è , come dice lui stesso un attimo più tardi «reagire a ciò che accade piuttosto che guidare i movimenti di opinione ».

Gli fanno eco i Coen che difendono l’autonomia e la libertà del processo creativo e rifiutano i provocatori accostamenti tra la loro messa in scena della caccia alle streghe  degli anni ’50 con la possibile elezione di Donald Trup alla presidenza degli Stati Uniti. « due fenomeni entrambi strani, ma in cui non vedo collegamenti o possibili comparazioni» conclude Ethan Coen salutando la platea dei giornalisti a cui la delegazione ha offerto uno spettacolo degno del film che era venuta a presentare.

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