Baby Reindeer è la serie più vista su Netflix in Italia, come in altri paesi del mondo. Il commediografo e attore scozzese Richard Gadd ha infatti saputo colpire al cuore gli spettatori, raccontando in prima persona gli anni vissuti come vittima di stalking, scrivendo e interpretando prima la commedia teatrale Monkey See Monkey Do, e inseguito la mini serie che re-inscena in tutte le sue varie fasi l’assurda vicenda da lui vissuta.
Da notare che Richard Gadd ha sempre tassativamente rifiutato di rivelare la reale identità della sua stalker, che nella finzione porta il nome di Martha ed è interpretata dalla bravissima Jessica Gunning. Al contrario, ha sempre sottolineato come si trattasse di una persona affetta da gravi disturbi psichiatrici, e che l’intero sistema abbia fallito, non fornendole l’aiuto e il supporto di cui avrebbe avuto bisogno. I fatti narrati da Baby Reindeer hanno luogo nella città di Londra. Ma cosa sarebbe successo in Italia in circostanze simili?
[attenzione, l’articolo contiene spoiler]A partire dall’anno 2009 vengono introdotte nel codice penale norme più severe in materia di atti persecutori, introducendo anche il più moderno termine di “stalking”.Il decreto-legge 11/2009, convertito dalla legge 38/2009, viene così introdotto al fine di fornire una risposta più concreta nella lotta contro la violenza sulle donne, inserendo nel codice penale l’art. 612-bis. Ecco cosa recita il testo: «salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.»
Ed ecco che chiunque abbia già visto la serie Baby Reindeer si renderà immediatamente conto di come anche in Italia il protagonista avrebbe incontrato le medesime difficoltà mostrate dalla serie. Quando il protagonista si rivolge alle autorità, la risposta che riceve è che i messaggi, per quanto ossessivi, non contendono minacce di violenza che possano in qualche modo far temere per la sua incolumità fisica. L’estrema difficoltà e il vuoto legislativo che riguarda lo stalking risulta quindi molto simile nella legislazione inglese come nella nostra: come si misura lo stato di ansia? Come si stabilisce la portata della violenza psicologica? E come prevedere il passaggio di un soggetto realmente pericoloso alla eventuale violenza fisica? La cronaca italiana conferma che, purtroppo, troppo spesso la reale pericolosità di molti soggetti viene gravemente sottovalutata.
A differenza dell’ordinamento britannico, in Italia è inoltre possibile, prima di sporgere una vera e propria denuncia o querela per stalking, di richiedere un ammonimento formale. Le autorità di pubblica sicurezza trasmettono così al questore le informazioni relative al caso, e qualora si proceda egli incontrerà il soggetto invitandolo a riprendere una condotta conforme alla legge. Le aggravanti aumentano le pene di un terzo in caso lo stalker sia il coniuge o l’ex coniuge, in presenza di un soggetto minorenne, una persona disabile o una donna in stato di gravidanza.
La legge prevede inoltre la possibilità di richiedere il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa e da tutte le persone a lui o lei legate da un rapporto affettivo. Divieti comunque di difficilissima applicazione, già che come vediamo nella serie Baby Reindeer un soggetto fortemente disturbato può continuare a perseguitare la vittima per molto tempo, ignorando qualunque genere di ammonimento, e solo in presenza di una esplicita minaccia di morte scatta finalmente un procedimento che condanna la stalker a 9 mesi di detenzione e il divieto di avvicinamento per 5 anni.
Nel caso di Richard Gadd, l’incubo è durato ben 4 anni, con un impressionante totale di oltre 41.000 mail e 350 ore di messaggi vocali ricevuti. La serie centra così pienamente l’obiettivo che il suo autore si era posto: raccontare lo stalking in termini di malattia mentale, senza quegli accenti intriganti e perfino sexy spesso utilizzati nella finzione cinematografica e televisiva, senza escludere un forte atteggiamento di umanità e compassione nei confronti della persona responsabile delle persecuzioni.
E naturalmente, la serie ci ricorda come per un uomo possa essere ancora più difficile arrivare a denunciare le violenze e gli abusi subiti, in base a un immaginario patriarcale tossico che glorifica la forza e non ammette la fragilità in ambito maschile.
E voi avete già visto la serie Netflix? Cosa ne pensate? Fatecelo sapere, come sempre, nei commenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA