Barbie sì, Barbie no: perché è giusto che Gerwig e Robbie non siano nominate agli Oscar come regista e attrice
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Barbie sì, Barbie no: perché è giusto che Gerwig e Robbie non siano nominate agli Oscar come regista e attrice

È il caso della settimana: la mancata candidatura nelle due specifiche categorie ha acceso le polemiche. L'opinione del responsabile editoriale di Best Movie e Best Streaming, Giorgio Viaro

Barbie sì, Barbie no: perché è giusto che Gerwig e Robbie non siano nominate agli Oscar come regista e attrice

È il caso della settimana: la mancata candidatura nelle due specifiche categorie ha acceso le polemiche. L'opinione del responsabile editoriale di Best Movie e Best Streaming, Giorgio Viaro

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Cominciamo con un fatto, forse poco noto: non è vero affermare che Greta Gerwig e Margot Robbie non siano state nominate all’Oscar, lo sono state eccome: Gerwig come sceneggiatrice e Robbie come produttrice (essendo Barbie candidato come Miglior Film). Mi sembrano entrambe scelte ineccepibili. Gerwig ha preso le redini di un brand-movie (quindi di un film pubblicitario) e, ragionando sulla storia del prodotto che doveva raccontare, l’ha trasformato in una fiaba femminista magari un po’ didascalica ma divertente, sinceramente progressista, socialmente trasversale e capace di parlare al pubblico di tutto il mondo. Robbie invece è la mente industriale e creativa dell’operazione, che ha incassato quasi un miliardo e mezzo di dollari, battendo numerosi record. Insomma, candidature sacrosante.

Robbie e Gerwig non sono state però nominate come attrice e regista del film, scatenando un’ondata di proteste di stampo ideologico più che artistico, tra persone interessate alla visibilità che il dibattito poteva dare (da Hillary Clinton in giù) e altre sinceramente appassionate al tema. Ora, al di là che l’Academy non è un singolo soggetto ma una moltitudine e quindi la protesta non si capisce a chi sarebbe indirizzata – non c’è abbastanza diversity nella composizione della giuria? È un problema di quote? -, è interessante analizzare le due motivazioni che vengono addotte per suscitare indignazione.

1) Prima critica: in un film sui guasti della società patriarcale, pensato e realizzato da donne, l’unico attore nominato è un uomo (Ryan Gosling, come Miglior Attore non Protagonista). Questo è semplicemente falso, nel senso che è stata anche nominata come Miglior Attrice non Protagonista America Ferrera, la protagonista di Ugly Betty, che in Barbie è il “fulcro umano” in una storia di bambole. Volendo seguire le strade della polemica progressista, si potrebbe anzi dire che Robbie è stata penalizzata dall’essere una donna caucasica, quindi la sua nomination non avrebbe contribuito alla diversity nella categoria Miglior Attrice, a differenza di ciò che accade con Ferrera, che è ispanica.

Per esempio, se chiedete a me, Robbie avrebbe meritato la nomination più di Lily Gladstone (nativa americana) e Annette Bening (madre di un figlio transgender, attivista LGBTQI+), mentre Stone, Huller e Mulligan mi sembrano così indiscutibilmente più meritevoli, prima di tutto per la profondità dei ruoli che interpretano, che non credo ci sia mai stata partita con loro.

E Gerwig? Come Miglior Regia le hanno preferito Scorsese, Nolan, Triet (l’unica donna nominata), Lanthimos e Glazer. Ora, io ritengo Barbie un ottimo film pieno di belle idee di regia, ma chi – seriamente – può pensare che i cinque film citati non siano più complessi, maturi e ricchi registicamente di Barbie? E se anche lo si pensasse, davvero c’è qualcuno che ritiene artisticamente scandaloso Gerwig non sia lì in mezzo?

2) Seconda critica: il film con il maggiore incasso dell’anno è stato trascurato. Questa è ancora più ridicola. Non fosse che il film con il maggiore incasso dell’anno è trascurato praticamente ogni anno, se non per qualche premio tecnico (tra gli ultimi Avatar – La via dell’acqua, Spider-Man: No Way Home e un paio di Avengers), Barbie non lo è stato affatto! È nella lista dei candidati come Miglior Film e ha preso 8 nomination in totale. Inoltre, se si vuole premiare un fenomeno industriale, il modo più giusto di farlo è appunto di candidare i suoi produttori, non i suoi creativi, a meno che non si pensi (e sarebbe una novità) che botteghino e qualità artistiche siano sinonimi… In quel caso vi consiglio di riguardarvi Fast X, quinto incasso globale dello scorso anno e tra le cose più imbarazzanti viste in sala negli ultimi venti.

In conclusione, Barbie è un gran bel film pop a cui Greta Gerwig ha saputo dare una sterzata autoriale, compiendo il piccolo miracolo di un’operazione intelligente e progressista, con idee di scrittura e messa in scena non banali, bravi attori e personaggi divertenti, destinato ad essere la miglior rappresentazione audiovisiva di un particolare momento storico-sociale, e quindi – lo credo realmente – a durare nel tempo.

È stato sottostimato o trascurato per questioni di arretratezza ideologica dai giurati dell’Academy? No, non credo. Anzi, è stato premiato dalle nomination esattamente nella misura e nella direzione che il film avrebbe meritato. E se qualcosa avesse perso, sarebbe proprio per questioni di rappresentanza e quote, le stesse per cui si batte.

Foto: Hanna Lassen/Andrew H. Walker (Getty Images)

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