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Beautiful Tim, intervista a Timothée Chalamet per A Beautiful Boy

Dalla Tv ai film da Oscar: la carriera di Timothée Chalamet è esplosa nel giro di pochi anni. Questo mese lo ritroviamo in sala al fianco di Steve Carell in Beautiful Boy, la storia (vera) di un padre e della sua lotta per liberare il figlio dalle catene della tossicodipendenza

Beautiful Tim, intervista a Timothée Chalamet per A Beautiful Boy

Dalla Tv ai film da Oscar: la carriera di Timothée Chalamet è esplosa nel giro di pochi anni. Questo mese lo ritroviamo in sala al fianco di Steve Carell in Beautiful Boy, la storia (vera) di un padre e della sua lotta per liberare il figlio dalle catene della tossicodipendenza

La sua carriera è cominciata, come spesso accade in questi anni, in Tv, nella serie thriller di Showtime Homeland, ma Timothée Chalamet ha abbandonato quasi subito il piccolo schermo per impadronirsi della sala cinematografica.

Prima grazie a Christopher Nolan, che nel 2014 ne intuì il talento e gli regalò una piccola parte in Interstellar. Poi, ovviamente, con una doppietta in grado di segnare una carriera: Chalamet, madre americana e padre francese, cresciuto tra Hell’s Kitchen e un paesino francese di 3.000 anime, nel 2017 è comparso con ruoli da protagonista in Chiamami col tuo nome (per il quale ha anche ricevuto una nomination all’Oscar) e in Lady Bird, altro film da statuetta; sono arrivati poi Ostili, al fianco di Christian Bale, A Rainy Day in New York di Woody Allen (mai uscito, in realtà)… E ora Beautiful Boy, in sala da noi il 13 giugno, nel quale Chalamet recita, a fianco di Steve Carell, nel ruolo di Nic Sheff, ragazzo problematico e dipendente da svariate sostanze stupefacenti. Il film, diretto dal belga Felix Van Groeningen, è tratto dal libro omonimo, nel quale il padre di Nick, David, racconta la sua vita con un figlio tossicodipendente. Ci siamo fatti raccontare da Timothée com’è stato prendersi la responsabilità di portare al cinema una storia così delicata.

Come descriveresti il conflitto che sta al cuore di Beautiful Boy?

«È un film su tutti i problemi che ti crea una dipendenza, specialmente quando sei giovane e il problema ti sembra insormontabile: oltre alla necessità di assumere droga c’è anche il fatto che sei un adolescente, che di per sé è problematico perché significa che non sei ancora diventato adulto e stai ancora cercando te stesso, provando a capire che cosa ti stuzzica e che cosa hai voglia di provare. È un duplice problema perché diventare adulto significa sperimentare con la propria personalità, un desiderio che si scontra con la dipendenza da droghe».

Come hai fatto a identificarti con questo ragazzo problematico?

«Il dettaglio più importante, per il quale ho dovuto ispirarmi alla mia vita personale, è che ho due genitori con i quali ho un rapporto bellissimo. Quindi so cosa significa essere un figlio – e Steve Carell sa cosa significa essere padre, anche lui ha potuto usare la sua esperienza personale per il suo personaggio. Beautiful Boy è un film sulla dipendenza e come fare a uscirne, ma è soprattutto un film sulla famiglia».

Raccontaci della tua famiglia.

«Sono di New York, nato e cresciuto a Hell’s Kitchen, e vengo da una famiglia che ha sempre lavorato nello showbusiness. Mio nonno, Harold Flender, ha scritto molte sceneggiature e libri, soprattutto Rescue in Denmark, un libro sull’Olocausto. Mia nonna Enid Flender era una ballerina di Broadway. Mio zio Rodman fa il regista, e sua moglie, mia zia Amy Lippman, è una sceneggiatrice. Mia mamma Nicole era un’attrice, mia sorella maggiore Pauline anche… Non potevo che finire anch’io in questo mondo. Sono fortunato perché ho molti mentori e figure adulte intorno a me che mi guidano, perché la strada per un attore giovane non è facile».

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Foto: © 01 Distribution

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