Ogni mese mi siedo davanti a questo schermo e ogni mese diventa più complesso.
Mi guardo attorno e vedo le sale cinematografiche chiudere. Vedo gente che può non usare le mascherine in un centro commerciale ma deve metterle per entrare in sala e starci, magari, due ore. Non so se sia giusto o sbagliato, ma non posso non chiedermi “perché?”. Perché dovrei entrare in una sala? Cerco di spiegarvelo da tre anni.
Se avete deciso che non vi importa, posso passare anche i prossimi tre raccontandovi cosa voglia dire entrare in sala e vivere l’esperienza-cinema oltre a quella del film nello specifico. Ma ormai avete deciso che avete il vostro schermo che è migliore di quello in sala, che la vostra poltrona è più comoda e che, soprattutto, tanto quel film tra pochi giorni lo avrete su piattaforma. E sapete che c’è? Che avete ragione. Allora, che sia una scelta politica. Che si dica, per legge, che la famosa “finestra” tra l’uscita in sala e quella su piattaforma deve essere di nove mesi. Una gestazione. Un parto. Come si fa in Francia, eh. Sempre dall’altra parte di Ventimiglia. Dove sono in crisi ma molto meno di noi. E la prendono molto più sul serio. Forse perché culturalmente gli interessa di più. Forse perché hanno ministri a cui frega davvero, chissà.
Nove mesi. O esci in sala, o sulla piattaforma. E se vai in sala sai che chi verrà a vederlo godrà di un privilegio importante. Basta una piccola legge, un articolo, un codicillo, e si prova a risolvere sul serio, non solo coi post pieni di sentimento e pentimento. Facciamo che torniamo a promuoverli davvero, i film, a sbatterci come non mai, a girare le sale e a fare le ospitate in tv. Non pagando un ufficio stampa che scriva un post su un social, ma andando a Uno Mattina alle sei e quarantacinque, e nei programmi in radio a tarda sera. Facciamo che iniziamo a chiedere scusa al pubblico perché gli abbiamo dato delle robe impresentabili in sala, perché tanto sette minuti dopo erano nel loro contenitore predestinato fin dall’inizio: il televisore. Che può anche fare il caffè e rassettarti casa ma resta, appunto, un elettrodomestico.
Che poi, il cinema doveva uccidere il teatro. La tv commerciale doveva uccidere il cinema. E poi doveva ucciderlo il videoregistratore con le Vhs. E poi dovevano ucciderlo i Dvd. E adesso c’è solo un altro killer potenziale, come da anni a questa parte. Certo, è come nel bellissimo primo atto di Il cavaliere oscuro, in cui ogni Joker ne fa fuori un altro, di volta in volta. Il successivo col precedente. Ma poi, per uccidere Joker ci vuole Batman. Che si fa anche un sacco di paranoie, nel frattempo. Ecco, a me le piattaforme sembrano un altro Joker. Non che siano senza ambizione, ma manca loro la crudeltà che deve accompagnarla. Non siamo carnefici, boicottando le sale. Siamo vittime.
A proposito, i Lumière “inventarono” il cinema e poi dissero che non aveva futuro. E poi cominciarono a farci soldi da subito. Le follie sono le uniche cose che non si rimpiangono mai. Ah, nemmeno col teatro ci sono riusciti. Che è l’altro posto dove bisogna ancora tenere le mascherine. Ora ho capito chi davvero si sta occupando della cultura audiovisiva e teatrale in Italia: Bruce Wayne.
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