Scommettiamo che…
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Scommettiamo che…

Scommettiamo che…

Io sono uno scommettitore. Di quelli che conoscono tutti i campionati di calcio e basket, compresi quello filippino e coreano. Non mi drogo, non fumo, non ho una vita sessuale: dei tre vizi che ogni essere umano dovrebbe avere, nel novero dei sette disponibili, ho preso cibo, alcol e gioco. Gli scommettitori sono tipi strani. Magari sono bravissimi per settimane e mettono anche “fieno in cascina” vincendo del denaro con, magari, del piccolo cabotaggio. Poi gli parte un neurone, si porta via tutti gli altri e investono tutto su, appunto, una sconosciuta squadra del Sud Corea, sfavorita e fuori casa, immaginandola trionfante contro la grande squadra di proprietà del Governo. Indovinate come finisce? 99 volte su 100 perde tutto, malamente, e ritorna a non essere capace di prestazioni sessuali (non succedeva solo a Mandrake, cosa credete…). Dov’è il problema, allora? In quell’uno per cento. La Speranza. Con la S maiuscola. Quella che anche se la tua squadra perde 4 a 0 e siamo nel recupero del secondo tempo, tu ci credi ancora, nella vittoria. La Speranza. Quella cosa per cui tu hai entusiasmo e fiducia e gli altri ti guardano e pensano: «Guarda quello lì, che cretino, che ci crede ancora…». Esatto, alla fine non è entusiasmo, non è fiducia e l’ho capito, non è nemmeno speranza. È che siamo solo un branco di cretini. Ce l’avete fatta, ci siete riusciti, mi sento un cretino a crederci ancora. Ed è incredibile, perché in questo momento ci sono centinaia di set aperti. Io non ho smesso un attimo di lavorare, ho fatto 28 tamponi a oggi ed esco da un set e ne inizio un altro pur essendo uno di quelli più pigri tra tutti. La Speranza è quella cosa per cui, sull’ultimo set su cui sono stato, qualcuno ha urlato ad un certo punto: «Smettetela di pensare che questa cosa che stiamo facendo finirà sullo schermo di un telefonino! Pensate alla sala!». La parola che fa più paura, a questo qualcuno, è “Piattaforma”. E lo capisco. Sapete cosa? Come ne usufruirete non importa. Poco importa che questo qualcuno possa rabbrividire all’idea che si possa guardare un film su uno schermo di sei pollici o su uno di diciassette, stesi su un letto. Ha scoperto, questo qualcuno, che in molti guardano le serie a velocità doppia pur di arrivare alla fine. Per stare dietro all’Hype, solo per parlarne. E questa cosa lo disgusta. Ma non importa. Importa solo continuare a pensare di dare enorme dignità, noi per primi, al nostro lavoro, altrimenti non possiamo aspettarci che lo facciano gli altri; importa solo immaginare ogni fotogramma come se venisse mostrato in uno dei più grandi multisala della città o nella sala grande di un festival. Importa solo continuare a fare il nostro lavoro senza perderla mai per un secondo, la Speranza. Ah, vi saluto quel “qualcuno” di prima, appena passo davanti a uno specchio. Che sia grosso, però.

 

Credit Foto: ©iStock

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