Si salvi chi può!
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Si salvi chi può!

Si salvi chi può!

Ho cambiato materasso. Avevo sfondato le doghe di quello vecchio. Ci sta, sono ciccione e la situazione non migliora. E comunque il signor Ikea garantisce finché può, mica può fare miracoli. Pure troppo erano durate. A quel punto ho cambiato materasso, ne ho preso uno grande, bello, imbottito memory qualcosa e bla bla bla vari. Che il tizio che me l’ha venduto ha usato undici perifrasi diverse per dire che era giusto per quelli come me, senza dire mai “Quelli come te”. Fin qui, Nocella, anche ’sticazzi. Solo che. Solo che non ce l’avevano matrimoniale. Ho dovuto prenderne due singoli. E da allora è iniziato l’inferno: ogni sera vado a dormire lì, sul mio lato del letto e ogni notte alle tre, quando la pipì mi sveglia, mi ritrovo sulle doghe, al centro, in mezzo ai due materassi aperti. Spalancati. Che nemmeno Mosè nel Mar Rosso. Insomma: le premesse erano altre, le speranze anche, ci avevo pure messo impegno, ma alla fine è tutto un disastro. Succede.

Allora mi sono ricordato di quando stavo per fare un film con un grandissimo attore, ma non era vero: lui non l’aveva mai letto, ma era amico del regista e lui era convinto che l’avrebbe fatto… figuriamoci! Allora passò a un grande attore, un genio folle, che un mese prima di iniziare le riprese ebbe una offerta “seria” su un filmone e ci salutò. Io accettai e gliela promisi, poi l’ho reincontrato su un set per me importantissimo e l’ho abbracciato. Si era salvato. Allora passò a un attore che è bravo, che ha avuto un percorso particolare, che poi ha vinto un reality e che era (ed è) una brava persona, che però se ne andò una settimana prima dall’inizio delle riprese.

Ci rimasi proprio male, talmente tanto che quando l’ho reincontrato su un altro set, non potevo non dirglielo: “Perché non mi hai salvato?” e lui allora mi dice che ci ha provato eccome, ma non gli è stato permesso. Ancora si chiede perché abbia fatto quel film. Me lo chiedo anche io. Inciso: ma avete visto quanto piccolo è il mio mondo? Minuscolo. È il mondo di Re Kaioh, nemmeno quello di Holly e Benji. Ecco perché quando sento qualcuno parlar male di qualcun altro dico: “Oh, abbassa la voce, che ti sente!”. Ma torniamo a quel film, scoperto del primissimo nome, il vero protagonista, il fulcro. E allora alla fine sono diventato primo nome. E comunque ho fatto nuove amicizie, ho incontrato belle persone, ho incrociato gente che mi ha fatto piacere incrociare.

Mi fermo qui perché questo è il famoso turning point: fin qui si ride, da qui denuncia. Chi lo sente, poi, Giorgio Viaro? E insomma, inizi in un modo, finisci in un altro. E ci credevo, in quel film. Tantissimo. Fu un disastro. Totale. Nell’ultimo anno e mezzo, per un motivo o per l’altro, praticamente tutti i film che ho fatto hanno avuto quel destino. Uno, tra l’altro, è proprio bellissimo. Eppure non esce. Un altro è uscito ma io ho fatto finta di niente. Perché c’era chi aveva fatto ancor più finta di me. Un altro non è proprio partito, ma poi sono finiti tutti sui giornali per storie talmente poco edificanti che nemmeno Quei bravi ragazzi. Dopo quel film lì, di cui vi parlavo, decisi che avrei smesso. Mentre ero in procinto di farlo, partì Easy – Un viaggio facile facile. La luce. Il sole che sorge. L’alba. E per arrivare all’alba, non c’è altra via che la notte.

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