Berlinale 2015: donne nella tempesta, la recensione di Nobody Wants the Night
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Berlinale 2015: donne nella tempesta, la recensione di Nobody Wants the Night

Il film di Isabel Coixet con Juliette Binoche e Gabriel Byrne apre la kermesse tedesca

Berlinale 2015: donne nella tempesta, la recensione di Nobody Wants the Night

Il film di Isabel Coixet con Juliette Binoche e Gabriel Byrne apre la kermesse tedesca

Il bianco abbacinante della neve e il nero di un’infinita notte polare sono i due opposti “terrori” che Josephine Peary, borghese cittadina in viaggio su una slitta con abiti eleganti e grammofono al seguito, dovrà affrontare nella sua testarda e disperata ricerca del marito, esploratore che sogna di piantare per primo la bandiera al Polo Nord.

Ma se l’oggetto della ricerca resta volutamente lontano, sulla strada di Josephine, costretta a poco a poco a spogliarsi dei suoi averi, ma soprattutto del suo orgoglio e dei suoi pregiudizi, c’è soprattutto un’altra donna, Alaka, una giovane inuit che resta al fianco dell’ostinata occidentale quando ormai tutto sembra perduto. Del resto anche lei ha qualcuno da aspettare in quel nulla ai confini del mondo…

La regista spagnola abituée dei Festival di mezza Europa (è stata qui a Berlino con La mia vita senza di me,a Venezia con La vita segreta delle parole e a Cannes con Maps of the sounds of Tokyo) gioca la carta di un cast internazionale (energica protagonista la Binoche, cameo di lusso per Byrne e notevole comprimaria la giapponese Kikuchi nel ruolo della giovane inuit) per dar lustro a un racconto epico al femminile, giocato tra gli spazi sterminati dell’Artide e quelli angusti della baracca e dell’igloo dove le due donne trovano rifugio.

«Non voglio parlare del mio film in termini di gender. C’è molto di più in questa storia e in questi personaggi», sottolinea la regista. Vero, anche se la pellicola tradisce in parte le sue ambizioni per un eccesso di retorica e prevedibilità.

«La mia Josephine è una donna che deve perdere tutto per diventare umana. Nessuno vuole scendere nei luoghi oscuri che la notte artica rappresenta, ma a volte è necessario» ha detto la Binoche che poi però sorridendo ha poi confessato che il freddo sullo schermo è tutto finzione: solo 10 giorni di riprese in Norvegia e per il resto il caldo degli studi. Forza del cinema e dell’immaginazione.

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