In una coppia la recidiva di un tumore è l’occasione per fare i conti con vent’anni di vita insieme.
Anja e Thomas, vent’anni di differenza, hanno tre figli insieme oltre a tre del primo matrimonio di lui. Entrambi lavorano nella produzione artistica e negli anni il lavoro dell’uno e dell’altra ha logorato il loro rapporto. Poi è arrivato il tumore di Anja, apparentemente superato, che li ha convinti a riprovare, ma adesso la notizia di una recidiva sconvolge la vita dei due e quella della loro famiglia. L’incertezza sul futuro, i rimpianti e le recriminazioni per il passato, ma anche la riscoperta di una relazione tanto preziosa perché forse destinata a spezzarsi per sempre. Tra Natale e Capodanno Anja e Thomas devono rimettere tutto in gioco, senza più nascondere nulla…
Nasce da una drammatica esperienza personale della regista Maria Sødal (moglie di un habitué della Berlinale, Hans Petter Moland) il film che riporta a Berlino Stellan Skarsgaard, al fianco di Andrea Braein Hovig.
«Come filmmaker sopravvivere a un evento così, guardare indietro a queste memorie è un dono, ma al contempo anche una grande responsabilità, nel senso che ho sentito inevitabile arrivare a raccontare questa storia, ma volevo farlo in un modo che fosse rilevante per tutti. In questo senso ci tengo a dire che questo non è un “cancer movie”, è piuttosto una love story. Negli otto giorni che il film copre, si raccontano in realtà vent’anni di vita insieme. Volevo raccontare una vicenda in cui non è importante tanto sapere se Anja sopravviverà, ma se lei e Thomas sapranno amarsi davvero».
Proprio per questo per la Sødal è stata fondamentale la scelta dell’attrice protagonista.
«Volevo un’attrice capace di dare al personaggio di Anja qualcosa di più di quello che avevo scritto io nella sceneggiatura e Andrea in questo è stata eccezionale».
«Nel film io non recito la parte di Maria, ma di Anja – chiarisce Andrea Braein Hovig – e quindi ho voluto conoscere ed entrare nel personaggio ancora di più di quanto lo conoscesse lei stessa. Anche perché con Maria mi sono rapportata come regista e non come “ex malata di cancro”. Sul set siamo stati molto fedeli alla sceneggiatura, ma abbiamo fatto molti take di ogni scena, ognuno con un mood differente e questo ha portato, con le scelte di montaggio di Maria, a qualcosa di inaspettato. La cosa più bella di questo film è che il personaggio di Anja è presentato con tutti i suoi difetti; sa essere dura, narcisista, esplodere di rabbia».
A farle da contraltare Stellan Skarsgaard, che nel film è un uomo solo apparentemente silenzioso e passivo, ma in realtà con un peso fondamentale nella storia.
«In questo film parlo poco, ma la verità è che per me il cinema è fatto di quello che accade tra una battuta e l’altra, al contrario della televisione che racconta attraverso le parole. In questo film Thomas guarda Anja e nel suo sguardo leggiamo quello che prova… senza contare che in questo modo ho dovuto imparare molte meno battute» ha scherzato Skarsgaard, che della pellicola ha apprezzato soprattutto il senso di verità che si respirava fin dalla location principale, la casa dei due protagonisti. «Quella casa ha strati e strati di vita, e poi ci sono questi sei figli che la popolano… io che ne ho otto me la sono sentita subito così familiare e viva».
Un’autenticità che nasce da un lavoro intenso sul vissuto, come ricorda la scritta che apre il film: “Questa è la mia storia, come la ricordo”. Una storia che «non è fatta per far piangere ma per far vivere il mix di sentimenti e di emozioni che si sprigionano da un evento drammatico» e in cui il lavoro attento sull’immagine e sul senso del tempo regalano un’esperienza di grande intensità.
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