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Berlinguer – La Grande Ambizione, Elio Germano racconta alla Festa del Cinema di Roma «la fatica quasi cristica di un rappresentante del popolo»

Il protagonista e gli autori del film dedicato al Segretario del Partito Comunista Italiano, scomparso l'11 giugno 1984, raccontano la genesi e le ragioni profonde di questa "ricostruzione non esteriore"

Berlinguer – La Grande Ambizione, Elio Germano racconta alla Festa del Cinema di Roma «la fatica quasi cristica di un rappresentante del popolo»

Il protagonista e gli autori del film dedicato al Segretario del Partito Comunista Italiano, scomparso l'11 giugno 1984, raccontano la genesi e le ragioni profonde di questa "ricostruzione non esteriore"

Berlinguer - La Grande Ambizione

Nell’anno che segna il quarantesimo anniversario della scomparsa di Enrico Berlinguer, dopo il magnifico documentario Prima della fine – Gli ultimi giorni di Enrico Berlinguer di Samuele Rossi arriva al cinema il prossimo 31 ottobre anche Berlinguer – La Grande Ambizione di Andrea Segre, scelto come film di apertura della Festa del Cinema di Roma 2024. Il protagonista Elio Germano, il regista e lo sceneggiatore Marco Pettenello e il resto del cast artistico in conferenza stampa ci aiutano a comprendere le ragioni di un’opera lontanissima dagli standard contemporanei del biopic: «Abbiamo riflettuto sul fatto che il cinema italiano non avesse mai raccontato non solo Berlinguer, ma quel pezzo d’Italia, quel terzo di italiani che ha vissuto dentro e intorno al Partito Comunista Italiano, e con loro la figura di Berlinguer» inizia Andrea Segre.

«Ho iniziato a pensare al film sul set di Welcome Venice quando ho sfogliato il libro di Piero Ruzzante sui suoi ultimi giorni di vita [Eppure il vento soffia ancora, scritto con Antonio Martini N.d.R.]. Abbiamo riflettuto su quale fosse il momento chiave della storia di Berlinguer e di quella quel popolo, non volevamo fare un biopic generale. Gli anni dal 1973 al 1976 mi sono sembrati il momento più importante per quell’esperienza, quando il PCI era il più grande partito comunista dell’Occidente, un problema per l’Occidente ma anche per i paesi comunisti del blocco sovietico» prosegue il regista di Berlinguer – La Grande Ambizione, film di fiction costruito, anzi letteralmente intessuto sui filmati originali dell’epoca.

«La sfida di unire finzione e repertorio è stato dall’inizio il mio pallino – precisa allora Segre – Il lavoro degli archivisti e dei montatori è stato meticolosissimo, grazie anche alla presenza dei produttori, consapevoli che proprio lì si giocava un pezzo di sfida artistica e creativa implorante. Il film che ci ha guidato da questo punto di vista è Milk di Gus Van Sant, dove c’è questo dialogo tra messa in scena e repertorio, e le immagini di repertorio sono sia didascaliche che poetiche, subliminali».

«Da subito ci siamo detti con Andrea di non caratterizzare esteriormente troppo i personaggi – prosegue il  Elio Germano – Volevamo approfondire le questioni di cui erano portatori tutti quegli intellettuali che sedevano ai tavoli della Direzione. Quella che volevamo era una profonda attenzione ad una ricostruzione non esteriore, una indagine quasi da storici, condotta con profondo rispetto, senza forzare in un senso o in un altro. Io credo molto nel linguaggio inconsapevole dei corpi e in questo caso il corpo di Berlinguer raccontava un senso di inadeguatezza, di fatica, il peso della responsabilità. Oggi si fa un gran parlare di leader. Ma siamo sicuri che questa sia la risposta? Lui era un Segretario, un concetto semanticamente del tutto diverso. Faceva parlare molto gli altri, ascoltava molto e desumeva: questo ci ha raccontato chiunque l’abbia incontrato».
«La fatica quasi cristica che vediamo dal suo corpo è il senso di responsabilità si essere un rappresentate del popolo. E la parola stessa, rappresentante, racconta tanto di quello che oggi non abbiamo più. Racconta una modalità di risolvere le cose assembleare e collettiva. L’unità nella fatica di trovare un punto di vista collettivo. Basti pensare che nelle sezioni del PCI di quegli anni era proprio le persone più fervide contrarie erano quelle alla fine dovevano redigere il comunicato, esprimendo una posizione comune» prosegue lo straordinario protagonista di Berlinguer – La Grande Ambizione. «Ma il film non ha mai pensato alla situazione politica odierna, non ci sono riferimenti alla contemporaneità. Resta quell’idea di contribuire ad una vita migliore per tutti, non alle nostre piccole ambizioni personali. Il modello della Destra è sgomitare e vincere. In tutta la società, non solo nella politica oggi c’è la tendenza a privilegiare l’interesse personale. Di contro c’è quel modello che dice che la collettività può arricchirti. E questo film, oltre ad arricchirmi personalmente, spero potrà portare elementi di discussione che arricchiscano tutti».
«Abbiamo intervistato oltre cinquanta persone, familiari, gli uomini della scorta, tutti quelli del partito che sono ancora in vita, fino alle generazioni più giovani come D’Alema, Veltroni o Bassolino» prosegue Marco Pettenello, lo sceneggiatore del film. «In queste interviste c’era sempre qualcuno che si commuoveva. Per decine di ore di interviste, tra tante persone non c’era nessuno che dicesse frasi tipo “quella volta mi ha fatto incazzare”. Tutti gli volevano bene. Siamo poi entrati all’Istituto Gramsci dove si trovano dattiloscritti tutti i congressi del PCI, abbiamo anche studiato i suoi appunti presi a penna per tutti i suoi discorsi. Se avessimo potuto avremmo fatto un film di dodici ore. C’erano sempre cose stupende. Come da un grosso tronco di legno abbiamo tirato fuori la nostra piccola scultura. Il viaggio è durato quasi due anni ed è stato bellissimo, stupendo».
«La grande illusione è una possibile interpretazione dell’ambizione: sperare di arrivare all’impossibile, sapere che qualcosa è impossibile ma provarci lo stesso, perché dentro hai una spinta comune. Quella stagione ha prodotto dei risultati molto importanti della Storia d’Italia, aldilà dei risultati del progetto di Berlinguer. L’incontro tra il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana in alcuni ambiti ha prodotto grandi riforme, come quella dell Sanità Pubblica. Quel “grande” gramscianamente significa non solo mio, ma di tutti. In Italia, in Europa e nel mondo oggi c’è una chiarezza politica della Destra e un grande disorientamento della Sinistra, che si chiede cosa fare di questa tradizione» conclude il regista Andrea Segre.
Mentre Elio Germano aggiunge: «Mettersi a disposizione della collettività, avere un’ambizione grande nella vita di tutti noi, non solo non è un’illusione, non solo traccia una prospettiva di un un mondo diverso. Soprattutto è qualcosa che ti rende felice, che ti fa stare meglio. Disveliamo questa menzogna per cui la felicità è competizione, accumulo, gara, vittoria. Si sta meglio quando si condivide».

Elio Germano è il protagonista di Berlinguer – La grande ambizione, al cinema dal prossimo 31 Ottobre con Lucky Red

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Foto: Ernesto Ruscio/Getty Images

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