Berlino 2012, il film sull'11 settembre con Tom Hanks commuove il Festival
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Berlino 2012, il film sull’11 settembre con Tom Hanks commuove il Festival

L'attore non era però presente alla conferenza stampa di Molto forte, incredibilmente vicino, film anche in lizza per gli Oscar

Berlino 2012, il film sull’11 settembre con Tom Hanks commuove il Festival

L'attore non era però presente alla conferenza stampa di Molto forte, incredibilmente vicino, film anche in lizza per gli Oscar

Mancavano le star alla presentazione, fuori concorso, del film di Stephen Daldry (che è anche nella lista per l’Oscar). Ma l’assenza di Tom Hanks e Sandra Bullock è stata compensata dal duo che è l’arma segreta di Molto forte, incredibilmente vicino.

A guidare lo spettatore nelle oltre due ore (forse troppe, non sempre ugualmente coinvolgenti) della pellicola, è la presenza straordinaria del suo giovane interprete, Thomas Horn, e di una vecchia gloria come Max Von Sidow (autorevole anche se nel film non spiccica una parola…). Il primo è Oskar Schell, un ragazzino, affetto forse da una leggera forma di autismo, che dopo la morte del padre negli attentati dell’11 settembre si mette alla caccia di un senso da dare alla sua perdita, a partire da una misteriosa chiave che forse può aprire non solo un lucchetto, ma soprattutto un passaggio verso chi non c’è più.

Che Daldry (prossimamente impegnato nella regia delle Olimpiadi inglesi) avesse un talento speciale nello scovare giovani promesse lo si sapeva dai tempi di Billy Elliot, ma in questo caso va riconosciuto al giovane esordiente un merito in più.

Il romanzo di Jonathan Safran Foer, infatti, è di quelli che mettono a dura prova sia gli sceneggiatori (ma qui c’è la mano salda di Eric Roth a domare, almeno in parte, il testo di partenza) che gli interpreti, impegnati, come in questo caso, in performance sospese tra realtà e fantasia, ossessione e apertura alla speranza.

Forse ancora un po’ stupito dall’accalcarsi degli entusiasti giornalisti intorno alla sua non certo imponente figura, il giovane Horn ha dato l’impressione di avere le spalle abbastanza larghe per la carriera cinematografica che la sua interpretazione, sincera e a tratti davvero struggente, lascia presagire.

Il procedere della pellicola, a volte un po’ faticoso nel suo restare ostinatamente attaccata alla prospettiva del suo protagonista e alla sua visione “alterata” della realtà, non è sempre fluido.

Il film risente probabilmente di una matrice letteraria – quella di Foer – che obbliga lo spettatore ad immergersi in un viaggio in cui i dati della realtà (come i luoghi che Oskar visita nelle sue peregrinazioni) si mescolano in una logica emotiva che riesce ad esplodere davvero solo nella parte finale. Un viaggio affascinante, ma che può diventare ripetitivo e in alcuni momenti fin troppo ermetico.

Ad onore di Hanks e Bullock l’essersi messi totalmente al servizio di un racconto in cui chiunque tranne il protagonista rischia di sembrare una comparsa, salvo forse il già citato Von Sidow, presenza misteriosa che contribuisce a complicare l’orizzonte del protagonista.

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