Come tutti sappiamo, il 15 Gennaio sapremo chi avrà superato lo sbarramento della commissione degli Academy ricevendo l’ambitissima Nomination per gli Oscar 2015.
Per ingannare l’attesa possiamo iniziare a riflettere non tanto sui titoli, sugli attori, sui registi e sulle professionalità selezionate, quanto su una tendenza che non è passata inosservata agli occhi di molti: il predominio del genere biopic sulle altre pellicole.
Ormai da qualche anno, infatti, sono le sceneggiature ispirate a storie vere, le interpretazioni legate a personaggi storici e i film ispirati ai fatti reali ad aver avuto la meglio sul racconto puramente fictional. Anzi, per essere esatti, l’ultimo anno in cui nella categoria femminile le candidate avevano vestito i panni di personaggi esclusivamente inventati, è stato il 2010. Per gli uomini la data è addirittura antecedente: si parla del 2003.
Sulle ragioni di questo trend le interpretazioni sono molteplici. In particolare, alcuni teorici sostengono che il bisogno di realtà si insinui nel cinema nel momento della sua maggiore crisi. Se è vero che, almeno per quanto riguarda le produzioni dei grandi Studios, si sta assistendo a una polarizzazione abbastanza netta tra cinecomic e grandi franchise (esempi particolarmente calzanti sono da una parte la Universal, che ha riesumato dai propri archivi la sua storica “galleria di mostri” per farla rivivere sul grande schermo in una versione aggiornata ai gusti attuali, e dall’altra Sony che, soprattutto alla luce dell’hackeraggio dei suoi sistemi informatici, ha mostrato tutta la sua fragilità nella gestione della produzione di Spiderman), dall’altra parte, sul fronte della filmografia (cosiddetta) indipendente e delle produzioni per il grande pubblico generalista si sente il bisogno di uno sconfinamento tra attore e personaggio, in cui non è tanto la somiglianza fisica a contare (come nel caso di Eddie Redmayne per Stephen Hawking o di Philip Seymour Hoffman per Truman Capote) quanto la pregnanza dell’interpretazione.
Vorrebbe dunque dire che dove non è il regno dei supereroi è il regno dei personaggi “bigger than life”? Se le cose stessero davvero così, Birdman, il film di Alejandro Gonzales Inarritu, dove Michael Keaton interpreta un attore di finzione ma estremamente realistico, famoso per essere stato un supereroe in passato, ma ora alle prese con una riconversione della sua carriera a teatro, sarebbe l’anello di congiunzione del sistema, a metà tra la traiettoria del mondo dei fumetti e quella del film che si ispira alla storia o al tessuto reale per legittimarsi.
Nella gallery che segue, gli attori candidati agli Oscar per aver vestito i panni di personaggi (più o meno) celebri.
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