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Bones and All, Luca Guadagnino sulla correlazione del film con Armie Hammer e il cannibalismo: «Sciocchezze assurde»

Il regista è intervenuto durante una masterclass all'ultimo Zurigo Film Festival

Bones and All, Luca Guadagnino sulla correlazione del film con Armie Hammer e il cannibalismo: «Sciocchezze assurde»

Il regista è intervenuto durante una masterclass all'ultimo Zurigo Film Festival

Guadagnino Armie Hammer

Il regista Luca Guadagnino ha ricevuto nuovamente una domanda sulle accuse ad Armie Hammer, che aveva diretto accanto a Timothée Chalamet nel film di successo Chiamami col tuo nome, dato che anche nel suo nuovo film con protagonista Chalamet, Bones and All, si parla di cannibalismo, elemento che intreccia le vicende dei due protagonisti. 

«David Kajganich e Theresa Park, lo sceneggiatore e uno dei nostri produttori, hanno lavorato a Bones and All fin da quando è stato pubblicato il libro. Era molti anni fa, probabilmente nel periodo in cui stavamo girando Call Me by Your Name – ha detto Guadagnino durante la sua masterclass allo Zurigo Film Festival – Doveva essere diretto dal mio grande collega Antonio Campos, ma ha deciso di non farlo. In quel momento mi hanno dato la sceneggiatura. Qualsiasi correlazione con questo tipo di allusioni e sciocchezze è assurdo».

«Dopo aver compiuto 50 anni, ho iniziato a ricevere riconoscimenti onorari. Me ne hanno offerti alcuni prima, ma ho pensato che fosse strano essere onorato per qualcosa che stai ancora facendo – ha detto, uscendo dal caso Hammer, a proposito del tributo ricevuto dalla rassegna svizzera – Sono pratico. Mi piacciono i premi, perché è un riconoscimento e tutti vogliono essere riconosciuti. Non li guardo, però. Sono tutti nel mio armadio».

Foto: Thomas Niedermueller/Getty Images for ZFF

In occasione dell’incontro il regista italiano ha raccontato della sua infanzia trascorsa in Etiopia e poi in Sicilia, attribuendo al paese africano il suo senso dello spazio e della luce. Riguardo Palermo, dichiarandosi riconciliato col capoluogo siciliano, ha invece detto: «Quando me ne sono andato, dovevo avere 22 anni. Mi sentivo bloccato lì. Non ho mai avuto un accento, quindi sono stato trattato in modo sospetto anche allora. Ora mi sento molto connesso».

«L’idea che gli Stati Uniti vogliono dare al mondo ha molto a che fare con le immagini che creano su se stessi – ha aggiunto Guadagnino nella sua masterclass –  Ci è stato venduto questo immaginario come una droga. Ho cercato di andare lì e fare quello che facevano i grandi registi stranieri degli anni ’30 e ’40, che ci si sono immersi. Quando Maren [interpretata da Taylor Russell, ndr] raggiunge l’Indiana, vede questo ragazzo, Lee [Chalamet, ndr], per la prima volta. Annusa qualcosa di potente, un altro mangiatore, ed è incorniciata dalla vastità del paesaggio americano. (…) Quando vanno in Nebraska, Lee ha finalmente sprigionato il dolore del suo essere. È il momento più grafico e horror del film, ma anche il più tenero e romantico».

Gli impulsi oscuri dei suoi protagonisti non erano però ciò che gli interessava di più («Non ne abbiamo mai parlato», chiarisce): «Quando si è trattato del tema del cannibalismo, l’abbiamo preso in modo molto pratico. Diversi patologi ci hanno fornito risposte su come si esegue un morso sul corpo di qualcuno che è appena morto, per esempio. Abbiamo imparato cose pratiche. Ci vuole molto sforzo per mordere la pelle. Qualcuno si chiedeva se avremmo avuto bisogno di muscoli della mascella più definiti, ma gli americani sono comunque così. Viene dalla gomma da masticare».

Foto: Thomas Niedermueller/Getty Images for ZFF

Guadagnino ha continuato a lodare il suo cast, incluso l'”incredibile” Mark Rylance: «Quando gli attori si abbandonano e non si mettono in guardia da se stessi, è una bellissima esperienza. È una grazia salvifica dal fastidio di girare film, che è una cosa così innaturale da fare. Facevo parte di una giuria con Quentin Tarantino e mi disse che la scelta degli attori è il vero atto di paternità». Tuttavia non crede nella chimica tra gli artisti, definendola “stupidità americana”: «È così ridicolo. L’unica chimica deve essere nella mente di un regista con i suoi attori». Guadagnino ha nel frattempo finito di girare Challengers, un film ambientato nel mondo del tennis con Zendaya attualmente in post-produzione, e ha rimontato di recente il suo A Bigger Splash in un cut di poco più di tre ore dal titolo A Even Bigger Splash, nuova versione e ri-montaggio del film presentata al Göteborg Film Festival, dove il regista ha ricevuto l’Honorary Dragon Award. 

Tratto dal romanzo della scrittrice statunitense Camille DeAngelis Bones & All (Fino all’osso), edito in Italia da Panini Books, le vicende di Bones and All sono incentrate sulla storia del primo amore tra Maren, una giovane donna che lotta per sopravvivere ai margini della società, e Lee, un giovane vagabondo diseredato dallo spirito tenace. I due si uniranno per intraprendere un lunghissimo viaggio per l’America di Ronald Reagan tra sentieri nascosti e strade di provincia. Ma per quanto possano sforzarsi, qualunque percorso sembrerà riportarli al loro terribile passato. Alla resa dei conti, i due giovani dovranno decidere se il loro amore sia davvero in grado di sopravvivere all’emarginazione alla quale il mondo li ha costretti.

Guadagnino Bones and All

Foto: Joshua Sammer/Getty Images for ZFF

Il film diretto da Luca Guadagnino è stato scritto dallo sceneggiatore David Kajganich, già collaboratore del regista in film come Suspiria del 2018 e A Bigger Splash del 2015. I due protagonisti hanno il volto dei già citati Timothée Chalamet e Taylor Russell, mentre il resto del cast vedrà Mark Rylance, André HollandJessica Harper, Michael StuhlbargDavid Gordon-GreenFrancesca Scorsese, Jake Horowitz e Chloë Sevigny.

Foto: Joshua Sammer/Getty Images for ZFF

Foto: Getty (Joshua Sammer/Getty Images for ZFF; Bruce Glikas/WireImage)

Fonte: Variety

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