Di nuovo insieme: 5 anni dopo il grande successo di Call Me By Your Name, il regista Luca Guadagnino si è riunito all’attore che ha contribuito a lanciare nell’Olimpo delle grandi star di Hollywood – quel Timothée Chalamet sempre più osannato ogni volta che sbarca al lido di Venezia e ora co-protagonista di Bones and All.
Alla 79° edizione della Mostra del Cinema, la coppia si è presentata con un film molto particolare: un coming of age on the road con protagonisti due giovani adolescenti affetti dallo stesso problema, il cannibalismo. Qui intesa come un’urgenza irrefrenabile, una sorta di malattia, questa condizione costringe Maren (Taylor Russell, Escape Room) e Lee all’isolamento e a trovare riparo e conforto l’uno nell’altro. Una propria tribù, insomma.
«La sto ancora cercando – ha detto la Russell in conferenza stampa – Ho alcune persone speciali nella mia vita, ma è questo il bello di continuare a vivere: trovare sempre più persone con cui poter sentire una connessione profonda». Chalamet, invece, sente di aver trovato la propria nella gente di teatro, dello show business: «Quest’anno ho perso mia nonna – ha raccontato – Parlando con mia madre ho realizzato chi sia la mia tribù e da dove vengo, mi sono sentito a casa in quel momento».
Oltre alla necessità di trovare il proprio spazio nel mondo, Bones and All ragiona anche sulla complessità dei giudizi esterni ed interni: «In un’altra intervista Taylor ha detto che se fosse la Willy Wonka delle pozioni magiche, vorrebbe crearne una che permetta di eliminare il giudizio dalle persone» ha detto la star di Dune. Poi, con un velo di pessimismo, ha raccontato le difficoltà della sua generazione, di ogni generazione: «È difficile vivere oggi. Il crollo della società è già nell’aria. Spero che questo film si dimostri importante, che getti una luce sulla situazione».
Il film di Luca Guadagnino fa anche quadrato attorno ad un’idea romantica di amore come salvezza e riparo per le persone marginalizzate. Un tema sul quale Chalamet si è detto d’accordo, ma specifica: «Dal punto di vista dell’amore familiare e amicale, provo affetto per tanta gente. Per l’altro tipo di amore sono ancora molto giovane. Vorrei prima passare dall’amore di Maren e Lee, ovvero un amore che punta solo ad affermare che sei degno di essere amato, a qualcosa di più grande».
A creare questo quadro d’insieme è stato Luca Guadagnino, al suo primo film girato negli Stati Uniti: «Ho ragionato molto a lungo nella mia vita sul paesaggio americano, mi ha influenzato e formato. Ho sempre rimandato il momento, la vastità degli Stati Uniti meritavano una prospettiva più matura». Sulla sua personale identità da regista, ha poi ammesso che «Se sapessi chi sono forse sarei annoiato da me stesso. La mia ambizione cinematografica è avere il controllo del mio lavoro, del meccanismo della messa in opera e potermi abbandonare al piacere assoluto di lavorare con amici, familiari che contribuiscono con la loro creatività ad un lavoro che è collettivo. Mi sento di essere soddisfatto».
Oltre a Chalamet, Guadagnino per Bones and All ha ritrovato anche Michael Stulhbarg, in un ruolo decisamente diverso da quello di Chiamami col tuo nome: «Poter avere Michael a fare il padre pervertito dopo essere stato quello amorevole è stato straordinario. La recitazione è un gioco, ci siamo divertiti molto».
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Foto: Vittorio Zunino Celotto/Getty Images
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