Apre i battenti l’edizione 29 del Torino Film Festival con L’arte di vincere – Moneyball, appassionante biopic sportivo su Billy Beane, il general manager degli Oakland Atheltics (interpretato da Brad Pitt) che rivoluzionò il baseball dieci anni fa sopperendo alle limitate possibilità economiche della sua squadra attraverso un sistema di scouting fatto sui valori statistici dei giocatori, invece che sulle rilevazione del suo team di esperti. Il capoluogo piemontese ha ospitato l’anteprima italiana del film nello sfarzoso contesto della al Teatro Regio, nella tradizionale serata ad inviti caratterizzata dalla presenza dei rappresentati pubblici (il sindaco Piero Fassino in primis), della giuria del festival e di molti interpreti del cinema italiano.
Madrina della serata l’attrice Laura Morante che insieme al direttore del festival Gianni Amelio ha presentato l’edizione in corso, trovando spazio anche per ospitare Sergio Castellitto e i suoi attori Emile Hirsch e Penelope Cruz, interpreti di Venuto al mondo, il film tratto dal romanzo di Margarert Mazzantini, di prossima uscita. “Sono una grande fan del lavoro di Sergio come autore ed attore” dichiara Penelope Cruz. “Non ti muovere è stata una delle esperienze più intense della mia vita e adesso con questo secondo film stiamo facendo un viaggio insieme che non potremo dimenticare mai”.
Doveva essere anche la serata di Aki Kaurismäki insignito del Gran Premio Torino, ma lo schivo regista finlandese ha preferito non aderire all’atmosfera formale della serata. C’è stato comunque modo di vedere una clip dedicata al suo cinema, dopo che nel pomeriggio era stato proiettato il meraviglioso Le Havre, il film con cui ha vinto Cannes e che è nelle sale italiane da ieri.
Abbastanza calda l’accoglienza per L’arte di vincere – Moneyball, un film difficile per il mercato italiano, sia per il tema che per l’antispettacolarità del progetto, ma il film diretto da Bennett Miller (Truman Capote) e sceneggiato da Aaron Sorkin (The Social Network) non è propriamente un’opera sul baseball (le partite si vedono poco e per la gran parte sono filmati di repertorio rimontati in modo molto suggestivo e lo stesso miracolo sportivo degli Athletics è illustrato attraverso i volti dei protagonisti) quanto il racconto delle ossessioni personali di un uomo incapace di superare il sogno spezzato della sua fallimentare carriera come giocatore. Nella mani di Sorkin, Moneyball diventa l’ideale proseguo di The Social Network, con lo sport al posto del computer: un eccellente ritratto umano ricco di sfumature e profondità che esalta le interpretazioni del cast, da Brad Pitt a tutto il cast di supporto, con una menzione particolare per Jonah Hill, nei panni del giovane Peter Brand, il braccio destro della folle avventura di Beane.
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