Uno dei personaggi che maggiormente rappresentano la saga di Bridgerton è quello della pettegola Lady Whistledown, chiacchieratissima scrittrice anonima, autrice di un pamphlet che manda in brodo di giuggiole i protagonisti della serie grazie ai suoi succosi gossip.
Dietro alla penna e agli scandali di Whistledown, come viene rivelato alla società nella terza stagione, si nasconde in realtà Penelope Featherington (Nicola Coughlan), che ha approfittato della sua situazione di “emarginata” per commentare indisturbata il resto dei suoi concittadini. Ma lo sapevate che la storia di questa frizzante giornalista non è del tutto inventata?
In realtà, di esempi di donne che all’epoca scrivevano sotto pseudonimo ne esistono molti, ma due casi in particolare sono emersi come possibili ispirazioni della scrittrice dei romanzi di Bridgerton Julia Quinn, e quindi della serie TV Netflix.
Il gossip nell’era Regency
Proprio come nella serie, gli inglesi dell’era Regency erano appassionati di pettegolezzi. Come afferma la consulente storica di Bridgerton, Hannah Greig, chi fosse alla ricerca di qualche novità piccante poteva fare riferimento a giornali e riviste come The Town and Country, in cui erano sempre presenti rubriche con le ultime informazioni dall’alta società.
Il tono era satirico e tendeva a prendere di mira principalmente la famiglia reale e gli aristocratici. Di notevole interesse erano gli scandali amorosi e le relazioni, ma anche le notizie legate alle ultime mode in fatto di abiti e acconciature, particolarmente ricercate dalle fanciulle che non avevano la fortuna di vivere a Londra.
Un’importante differenza con il mondo di Bridgerton, però, era l’assenza dei nomi: al contrario di Lady Whistledown, i giornalisti dell’epoca tendevano a proteggere i membri della nobiltà e il loro buon nome utilizzando pseudonimi o limitandosi alle iniziali. D’altra parte, non era raro che il malcapitato venisse comunque riconosciuto e rischiasse di perdere la faccia a causa del gossip: in questi casi, il rimedio consigliato era la fuga nella tenuta di campagna per far placare le acque.
Nel 18° secolo, a pubblicare su questi magazine erano principalmente scrittori. Le scrittrici esistevano, ma non venivano prese sul serio, anzi venivano denigrate e derise dai colleghi uomini. Si pensava infatti che le donne non avessero idee proprie e scrivessero soltanto ripetendo “a pappagallo” le opinioni espresse dagli uomini. Di conseguenza, molte di loro – comprese grandi autrici come Jane Austen o le sorelle Brontë – pubblicarono inizialmente con pseudonimi maschili.
Mrs Crackenthorpe – The Female Tatler
Una possibile antesignana della nostra Lady Whistledown è rappresentata dalla figura di Mrs. Crackenthorpe, scrittrice che visse circa 100 anni prima dell’era Regency, ma che ha molti punti in comune con l’alter ego di Penelope. Come la sua controparte in Bridgerton, questa figura anonima scelse un nome d’arte per firmare la rubrica The Female Tatler, a opera di «una donna che conosce tutto».
Il pamphlet, pubblicato nel 1709, arrivò alla cifra impressionante di oltre 100 edizioni, con tre uscite alla settimana. Era rivolto alle donne dell’alta società e non risparmiava le sue critiche taglienti verso i personaggi più in vista. Crackenthorpe dimostrò anche idee piuttosto moderne, ad esempio lamentando i vincoli che venivano posti alle giovani donne dalla società dell’epoca e in particolare le catene del matrimonio.
La sua identità segreta non venne mai scoperta: alcuni l’hanno identificata con la scrittrice e attivista politica Delarivier ‘Delia’ Manley, altri con un gruppo composto da diverse donne, altri ancora addirittura con un uomo, l’avvocato e drammaturgo Thomas Baker.
Eliza Haywood – The Parrot
Una seconda figura che potrebbe rappresentare l’ispirazione per Lady Whistledown è quella di Eliza Haywood, autrice della rubrica The Parrot, pubblicata per la prima volta nel 1746. Anche in questo caso, la scrittrice adottò l’anonimato per diffondere idee che all’epoca colpirono molto per la loro natura trasgressiva e per criticare l’ipocrisia della classe nobile inglese.
Pubblicata settimanalmente, la rubrica era nota soprattutto per le sue opinioni forti sui temi di genere e razza. La scrittrice adottava l’immagine di un pappagallo, sottratto al suo habitat delle Indie e costretto a vivere in una casa aristocratica dell’Inghilterra. Dalla sua gabbia, passando inosservato per via della sua natura di animale, il volatile critica e commenta il comportamento dei suoi contemporanei. Il pappagallo si impone quindi come una voce differente, marginalizzato perché straniero e di colore verde: una metafora per parlare del razzismo e invitare la società inglese ad andare oltre il pregiudizio.
A differenza di Bridgerton, quindi, il pappagallo informava i suoi lettori di «non essere interessato al gossip per il gossip, ma al gossip con un insegnamento morale». Haywood visse tutta la vita di scrittura e giornalismo, fondando poi il periodico The Female Spectator (il primo scritto da una donna per le donne) e pubblicando romanzi, sceneggiature e novelle. La più famosa, e quella che diede più scandalo, è Fantomina (1795), in cui una donna assume quattro diverse identità (tra cui quella di una prostituta) per ingannare e manipolare un uomo.
Fonte: The Guardian
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